Spike Lee è nato ad Atlanta con il nome Shelton Jackson Lee il 20 marzo 1957 ed è uno dei registi simbolo della lotta per i diritti civili e l’emancipazione dei neri d’America, inspirato dalla lettura di due grandi personaggi quali Malcom X e Martin Luther King che hanno condizionato la sua produzione cinematografica spingendolo a trattare temi politico-sociali, quali il razzismo, la droga e la violenza.
Spike Lee: vita e carriera del regista afroamericano
Spike Lee è nato il 20 marzo 1957 ad Atlanta. Il padre, Bill Lee, è un musicista jazz, responsabile delle musiche di molti suoi film. La madre, Jacquelyn Carroll Shelton, era un’insegnante. Spike ha tre fratelli, Cinqué, anch’egli attore e regista, Chris e David, e una sorella, Joie, attrice e regista.
Quando era molto giovane, la famiglia si trasferì prima a Chicago e poi a New York, nel quartiere di Brooklyn, dove sognava di diventare una stella del baseball. A causa del suo scarso talento, abbandona presto il suo sogno per dedicarsi agli studi e nel 1975 si trasferisce ad Atlanta per frequentare il prestigioso Morehouse College.
L’esperienza al Morehouse College
Lee durante il college iniziò a scrivere per il giornale studentesco, The Maroon Tuger ed incontrò Monty Ross, che sarebbe diventato suo produttore di fiducia e miglior amico. Grazie ad un loro amico, Ross e Lee scrissero e girarono un cortometraggio di venti minuti, Black College: The Talented Tenth.
La madre di Lee morì nel 1976 a causa di cancro al fegato e, da quel momento la nonna materna, Zimmie Shelton, divenne il punto di riferimento per i fratelli Lee.
I primi cortometraggi e l’università
Nel settembre 1977, Lee scelse come indirizzo di laurea le Comunicazioni di massa, vale a dire cinema, radio, televisione e stampa. Si iscrisse quindi al Clark College, dove montò il cortometraggio Last Hustle in Brooklyn che mostra le conseguenze di un black out avvenuto a New York. Nel corto recitarono il fratello Chris e il padre Bill.
Nel 1979 seguì in qualità di apprendista uno stage a Hollywood, alla Columbia Pictures, dove capì definitivamente che la sua strada era quella del regista. Terminato il college, Lee si iscrisse alla New York University.
Alla New York University, Spike Lee ebbe l’occasione di vedere molti film europei e orientali: quelli che lo colpirono di più furono Rashōmon, diretto da Akira Kurosawa nel 1950, e Fino all’ultimo respiro, diretto da Jean-Luc Godard nel 1959.
Ma il regista che ha ispirato di più Spike Lee fu Jim Jarmusch, conosciuto all’università. “L’evento più decisivo nella mia carriera universitaria è stato il successo di Stranger than Paradise, di Jim Jarmusch. All’improvviso mi resi conto che realizzare un film era davvero possibile“, affermò il regista.
Il primo lungometraggio
Al terzo anno di università, Spike Lee diresse il suo primo lungometraggio: Joe’s Bed-Stuy Barbershop: We Cut Heads che fu la sua tesi di laurea. Il film narra di una sala da barba utilizzata come copertura per le scommesse clandestine. Il film fu realizzato con 10.000 dollari e fu prodotto dalla nonna.
Il film riscosse un gran successo di pubblico e ottenne ottime recensioni. Nel 1983 il film vinse lo Student Academy Award dell’Academy Motion Pictures Arts and Sciences Student, come miglior film realizzato da uno studente di cinema, e fu il primo film diretto da uno studente di cinema ad essere selezionato per la prestigiosa manifestazione New Directors/New Films del MoMA.
In Europa il lungometraggio fu presentato al Festival internazionale del film di Locarno, dove vinse il premio come miglior film.
Il fallimento di The Messenger e la 40 Acres & A Mule Filmworks
Dopo il successo di Joe’s Bed-Stuy Barbershop: We Cut Heads, Lee decise di riprendere una sceneggiatura iniziata al college, The Messenger, una storia molto autobiografica. Purtroppo, a causa di diversi fattori, tra cui la scarsità di budget, il progetto naufragò. Fu il primo fallimento di Spike Lee, ma questo non fermò la sua voglia di fare.
Dopo questo fallimento, infatti, Lee si convinse che per andare avanti bisognava prodursi i film da soli, così il 6 dicembre 1984 fondò la 40 Acres & A Mule Filmworks, con l’obiettivo di entrare nel mercato cinematografico che conta, dirigendo film che narrassero storie di neri per i neri.
Lola Darling e Aule Turbolente
Nel 1986 dirige e produce Lola Darling, il primo vero lungometraggio di esordio, che parla di una giovane donna afroamericana indipendente che si destreggia tra tra amanti. Il film non ha un grande successo per la critica negli Stati Uniti, ma il New York Times lo definì il “Woody Allen nero” ed ottenne al Festival di Cannes il Prix de la Jeunesse.
Il personaggio interpretato da Spike Lee nel film, Mars Blackmon, divenne una vera e propria icona tra gli afroamericani, che ripropose al Saturday Night Live.
Dopo aver diretto un videoclip per la Warner Bros. ed uno spot pubblicitario per la Nike, con protagonisti Michael Jordan e lo stesso regista, nei panni di Mars Blackmon, decide di riprendere la sceneggiatura di Homecoming, iniziata anch’essa al college.
Decise di riscriverla, ambientandola in un college per soli neri, con l’idea di farne un musical che infine si intitolò Aule turbolente, ed uscì nel 1988. Il film venne finanziato dalla stessa casa di produzione che finanziò Lola Darling, ma Lee volle girare questo film con un budget più alto, quindi ebbe bisogno dell’appoggio di una major, così entrò in contatto con la Columbia Pictures, che produsse la pellicola.
La critica non gradì in gran parte il film, che venne distribuito solo nelle sale degli Stati Uniti. Nonostante ciò il film ottenne un incasso di 14.545.844 dollari.
Fa’ la cosa giusta e il successo
La vera consacrazione arrivò nel 1989 con Fa’ la cosa giusta, interpretato da Danny Aiello, Rosie Perez, John Turturro, Giancarlo Esposito e Lee stesso. Il film ottenne un enorme successo, incassando 27.545.445 di dollari, ma suscitò anche molte polemiche per i suoi contenuti ritenuti un inno alla rivolta dei ghetti.
Sempre nel 1989, Spike Lee lanciò la 40 Acres & A Mule Musicworks. Lee prese così parte, in veste di conduttore, al documentario Spike an Company – Do It a Cappella, diretto da Ernest Dickerson, che affrontava il tema del canto a cappella.
Nello stesso anno, Lee inaugurò anche il 40 Acres Institute, un programma per l’insegnamento cinematografico nel campus della Long Island University, chiuso poi nel 1991. Le lezioni furono tenute, tra gli altri, da Robert De Niro e Martin Scorsese.
Mo’ Better Blues e l’incontro con Denzel Washington
Nel 1990 Lee diresse Mo’ Better Blues, imperniato su un musicista afroamericano interpretato da Denzel Washington, che iniziò con questo film la sua collaborazione col regista.
In Europa il film venne accolto freddamente dalla critica, mentre in Italia fu presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, però senza la presenza del regista, ancora offeso per il trattamento subito a Cannes con Fa’ la cosa giusta.
Costato 10.000.000 dollari, il più grande budget fino ad allora ottenuto dal regista, il film incassò 16.153.593 dollari e lanciò Denzel Washington come star afroamericana.
Malcom X
Dopo la pellicola Jungle Fever, con protagonisti Wesley Snipes e Annabella Sciorra, nel 1992 Spike Lee riesce finalmente a dirigere Malcolm X, film sul leader afroamericano, che attinge alla sua autobiografia. Dopo una lunga diatriba con la Warner Bros., Lee riuscì a finanziare il film con diverse donazioni da personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport, come Michael Jordan, Tracy Chapman, Michael e Janet Jackson.
Il film venne presentato al Festival di Berlino e fece guadagnare a Denzel Washington, che interpreta Malcolm X, una nomination all’Oscar come miglior attore protagonista.
Malcolm X incassò complessivamente 48.169.910 dollari, una cifra modesta rispetto alle aspettative. Spike Lee diede la colpa di questo alla Warner, rea secondo lui di aver rinunciato a promuovere il suo film, per dedicarsi sal western Gli spietati, di Clint Eastwood.
La produzione recente
Dopo Malcolm X seguono le pellicole Clockers del 1995, Girl 6: sesso in linea 1996 e He Got Game” 1998. Quest’ultimo racconta della rappacificazione tra un uomo, carcerato, e il proprio figlio, promessa del basket.
Il regista si è anche dedicato alla stesura di un libro sul basket che include anche la biografia del giocatore Knicks, suo mito fin da quand’era bambino.
Tra i suoi ultimi lavori ricordiamo Bamboozled del 2000, La 25a ora del 2003, con Edward Norton e l’insolito – per lui – thriller Inside man del 2006, con Denzel Washington e Jodie Foster, Miracolo a Sant’Anna del 2008, Red Hook Summer del 2012, Oldboy del 2013, Il sangue di Cristo del 2014, Chi-Raq del 2015, ed infine BlacKkKlansman del 2018, con cui ha vinto nel 2019 il premio Oscar per la Migliore sceneggiatura non originale.
Vita privata
Spike Lee è sposato con l’attrice e produttrice Tonya Linette Lewis e ha due figli, Satchel e Jackson. Lee è un tifoso dei dei New York Knicks, sua squadra del cuore fin dall’infanzia.
Gli interessi sportivi di Lee non sono limitati al basket. Nel 2005 si è abbonato all’Inter. Ha anche dichiarato pubblicamente la sua simpatia per l’Arsenal di Londra. Lee ha curato e diretto trama e regia per la modalità La mia carriera del videogioco Nba 2K16.