Salta il matrimonio e lo sposo in fin di vita muore: il Comune di Milano condannato a risarcire 15mila euro. La vicenda risale al 2021: l’uomo era ricoverato al Fatebenefratelli e la coppia aveva fatto richiesta per la procedura speciale. La mancata sposa chiedeva quasi 250mila euro.
Salta il matrimonio e lo sposo muore, il Comune di Milano condannato al risarcimento
La prossima udienza
La sentenza di primo grado del Tribunale di Milano ha parzialmente accolto le richieste di una donna, ordinando al Comune di versarle un risarcimento di 15.000 euro per danno non patrimoniale. La donna, che non era mai diventata moglie del suo compagno deceduto per Covid, chiede anche un risarcimento di quasi 230.000 euro per danno patrimoniale legato alla perdita della pensione di reversibilità. La prossima udienza si terrà il 29 gennaio 2025, quando si determinerà il danno patrimoniale.
La Giunta comunale ha deciso di appellarsi alla Corte d’Appello contro una sentenza del 2 ottobre, ritenuta provvisoriamente esecutiva. L’amministrazione contesta la decisione dei giudici, sostenendo che hanno erroneamente attribuito colpe all’ufficiale di stato civile e al Comune, imputando a quest’ultimo una situazione di “stallo comunicativo” che sarebbe invece responsabilità della parte attrice. Inoltre, l’amministrazione ritiene che non siano stati provati gli elementi necessari per dimostrare la condotta colposa del Comune, il nesso di causa e i danni subiti dalla mancata sposa.
In sostanza, la donna che non ha potuto sposarsi ha richiesto un risarcimento dopo la morte del suo compagno, sostenendo che il Comune non avesse gestito la sua richiesta di procedura d’urgenza per celebrare il matrimonio prima del decesso. L’amministrazione, dal canto suo, ha affermato di aver inviato un’email per attivarsi, ma di non aver ricevuto risposte dall’uomo ricoverato.
Il ricorso
La Giunta comunale ha deciso di presentare appello alla Corte d’Appello contro una sentenza del 2 ottobre, considerata provvisoriamente esecutiva. L’amministrazione contesta la decisione dei giudici, ritenendo che abbiano erroneamente attribuito responsabilità all’ufficiale di stato civile e al Comune, accusando quest’ultimo di una situazione di “stallo comunicativo” che, a loro avviso, sarebbe invece da ascrivere alla parte attrice. Inoltre, l’amministrazione sostiene che non siano stati forniti gli elementi necessari per dimostrare la condotta colposa del Comune, il nesso di causa e i danni subiti dalla donna.