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Stato d’emergenza, smart working fino al 31 marzo mentre resta il nodo Green Pass a lavoro

Prevale il buonsenso. Lo smart working sarà esteso fino al termine dello stato di emergenza per tutti i lavoratori fragili, pubblici e privati. Ad oggi, il 31 marzo è la data che dovrebbe permettere all’Italia di uscire dallo stato di emergenza, salvo ulteriori imprevisti. Il governo, comunque, appare intenzionato a non prorogarlo ulteriormente, seguendo l’attuale andamento pandemico, dopo aver appena sancito il termine dell’obbligo delle mascherine all’aperto e la riapertura delle discoteche.
Il 31 marzo, inoltre, sarà una data utile per comprendere quali altre misure restrittive potranno essere accantonate, in favore di un graduale ritorno alla “normalità”. La decisione ufficiale non è stata ancora diramata ed il ministro Speranza invita alla massima prudenza, in quanto “ogni valutazione è prematura”. Decisamente ottimista, al contrario, il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, che ha sottolineato: “Togliere le mascherine all’aperto è un segnale di ritorno alla normalità. Adesso dobbiamo arrivare a non prorogare lo stato di emergenza”. Resta ancora, però, il nodo del Green Pass nei luoghi di lavoro, oltre ad un evidente discrimen tra il settore pubblico e privato.


Stato di emergenza e Smart working per i lavoratori fragili

L’Assemblea del Senato nel corso della settimana ha approvato l’Atto Senato 2488 con cui si è convertito in legge il DL 221/2021. Necessario, in questo senso, l’apporto del testo elaborato in Commissione Affari Costituzionali, frutto dell’incontro di alcuni emendamenti presentati dai senatori Augussori (Lega), Catalfo (M5S), Malan (FdI), De Petris (LeU). I medesimi hanno giocato un ruolo decisivo ai fini della tanto attesa proroga al 31 marzo 2022 del ricorso al lavoro agile per i lavoratori fragili.

Al contempo, è stato stabilito, con retroattività dal 1 gennaio 2022, il periodo di equiparazione dell’assenza da lavoro al ricovero ospedaliero per i lavoratori fragili che, per mansione assegnata, non possono ricorrere allo smart working.

Infine, al giorno successivo alla fine dello stato di emergenza, ovvero al 1 aprile 2022, è stata rinviata l’applicazione del Decreto, a firma dei ministri della Pa, del Lavoro e della Salute, necessario alla determinazione dei parametri delle malattie croniche in presenza delle quali la prestazione lavorativa sarà svolta “normalmente” in modalità agile. Ciò consentirà una maggior organizzazione anche degli accordi individuali tra azienda e lavoratori, insieme alla possibile realizzazione di un quadro generale di principi da affiancare ai contratti di categoria.

La posizione della Flp sulla proroga dello smart working

Nonostante l’Atto dovrà giungere alla Camera, il testo non dovrebbe subire sostanziali ulteriori modifiche. Infatti, il termine per la conversione del Decreto legge è fissato al 24 febbraio e non ci sarebbe tempo di plasmarlo ulteriormente, senza rischiare la sua decadenza.

“Esprimiamo soddisfazione per l’approvazione delle citate norme, da noi sollecitate, che segnano un ulteriore successo dell’azione della Flp che in questi mesi è stata in prima linea, non solo in ambito contrattuale, ma anche nella proposta e nell’iniziativa parlamentare, per la tutela della salute e la sicurezza sui posti di lavoro”. Il sindacato, infatti, negli ultimi mesi ha più volte rimarcato l’esigenza di tutelare maggiormente i lavoratori fragili, attraverso le parole del Segretario Marco Carlomagno. Anzi, nello specifico, la Flp aveva richiesto, sin dagli albori della pandemia, regolamentazione e disciplina dello smart working, sfruttando la flessibilità dello strumento in un particolare momento storico.

Green Pass, lavoro e smart working

Non ancora ben nitido il futuro del Green Pass nei luoghi di lavoro. L’unica certezza resta l’obbligatorietà per tutti i lavoratori over 50.

Regole differenti sono state prescritte per prestazioni in smart working. La verifica della validità del Green Pass non è prevista in caso di prestazione di lavoro in smart working per i lavoratori del settore privato, a differenza del settore pubblico.

Ai dipendenti pubblici sprovvisti di Green Pass valido sarà preclusa anche la possibilità di lavorare in smart working, secondo quanto previsto nel DPCM del 12 ottobre 2021, con il quale sono state modulate le Linee guida in materia di condotta delle pubbliche amministrazioni per l’applicazione della disciplina in materia di obbligo di possesso e di esibizione della certificazione verde COVID-19 da parte del personale.

Il DPCM considera il possesso della certificazione verde e la sua esibizione “condizioni che devono essere soddisfatte al momento dell’accesso al luogo di lavoro. Il lavoratore che dichiari il possesso della predetta certificazione, ma non sia in grado di esibirla, deve essere considerato assente ingiustificato e non può in alcun modo essere adibito a modalità di lavoro agile“.

 

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