L’allarme sollevato dalla Cgil riguarda i lavoratori con un reddito annuo compreso tra gli 8.500 e i 9.000 euro. Chi appartiene a questa fascia, con il nuovo taglio del cuneo fiscale, rischia di diventare “incapiente” dal punto di vista fiscale. In pratica, ciò significa che non riceverà più i 1.200 euro annui di trattamento integrativo in busta paga.
Chi rischia di perdere 1200 euro netti all’anno con il taglio del cuneo
Un nuovo problema inaspettato si presenta per i dipendenti con redditi bassi: il recente taglio del cuneo fiscale potrebbe penalizzarli, facendoli perdere circa 1.200 euro netti all’anno in busta paga. Questo importo corrisponde all’ex bonus Renzi, che prima veniva erogato mensilmente e ora viene accreditato in un’unica soluzione come trattamento integrativo.
Il taglio del cuneo, confermato e reso strutturale dal governo Meloni, quest’anno non viene più calcolato sui contributi. Era noto che il nuovo sistema di calcolo avrebbe avuto effetti diversi sui contribuenti, con alcuni che ne avrebbero tratto vantaggio e altri che avrebbero subito svantaggi, ma si parlava di somme modeste, nell’ordine delle poche decine di euro all’anno. Tuttavia, secondo la Cgil, che ha sollevato l’allarme, il nuovo meccanismo ha avuto un impatto molto più forte su chi guadagna tra gli 8.500 e i 9.000 euro l’anno.
A partire dal 2025, il taglio del cuneo viene calcolato in modo diverso per i redditi superiori e inferiori ai 20.000 euro annui. Per i redditi bassi, quelli sotto i 20.000 euro, il taglio funziona così: i lavoratori ricevono automaticamente in busta paga un bonus che è una percentuale del loro stipendio attuale. In particolare:
- Il 7,1% per i redditi fino a 8.500 euro
- Il 5,3% per i redditi tra 8.500 e 15.000 euro
- Il 4,8% per i redditi tra 15.000 e 20.000 euro
Questa somma è esentasse, poiché viene calcolata come bonus netto da aggiungere allo stipendio dopo aver applicato l’Irpef. Una differenza importante rispetto al passato è che, fino al 2024, il taglio del cuneo permetteva di trattenere una parte dei contributi in busta paga, anziché versarli all’Inps, il che faceva lievitare lo stipendio lordo e comportava un aumento delle imposte dovute.
Perché il nuovo taglio del cuneo rischia di togliere 1.200 euro
La Cgil ha illustrato i suoi calcoli in questo modo. Con il vecchio sistema, chi aveva un reddito annuo di 8.500 euro vedeva aggiungersi l’importo derivante dal taglio del cuneo fiscale, e, considerando tutto, doveva versare un’Irpef lorda di circa 1.900 euro. Con il nuovo sistema, come già spiegato, l’imposta è più bassa perché il bonus viene erogato al netto delle tasse: nel 2025, per lo stesso reddito, l’Irpef lorda da pagare sarà di circa 1.775 euro.
Questo potrebbe sembrare vantaggioso: meno tasse da pagare. Tuttavia, ogni lavoratore dipendente ha diritto a una detrazione fissa sull’Irpef. Per i redditi più bassi, la detrazione è di 1.880 euro. Chi ha un’imposta lorda superiore a questa soglia è definito “capiente”, mentre chi ha un’imposta lorda inferiore viene considerato “incapiente”. Il problema è che per ricevere l’ex bonus Renzi da 100 euro al mese (che ora è diventato un trattamento integrativo da 1.200 euro all’anno) è necessario essere “capienti”.
Il rischio, quindi, è il seguente: con il nuovo meccanismo, chi guadagna 8.500 euro all’anno avrà una tassazione inferiore, ma questo lo farà diventare “incapiente”, facendogli perdere l’accesso al trattamento integrativo. Si traduce in circa 1.200 euro netti in meno all’anno. La Cgil ha calcolato che questo problema riguarderà chi guadagna fino a 9.000 euro l’anno, mentre per chi ha un reddito superiore a questa soglia, il problema non si presenterà.