Nei verbali della Procura di Crotone, il racconto dei superstiti alla strage di Cutro: “L’acqua ha iniziato a salire, poi le grida e il caos”. Dalle loro parole emerge il rapporto con gli scafigli, la paura e il disperato tentativo di salvarsi.
Il racconto dei superstiti della strage di Cutro: “L’acqua iniziava a salire poi il caos”
La Procura di Crotone sta indagando sul naufragio di Cutro in cui sono rimaste vittime 79 migranti, di cui 32 minorenni, 23 dei quali sotto ai 12 anni. Nell’inchiesta sono state raccolte le testimonianze di chi, per fortuna, è sopravvissuto. Dalle loro parole emerge un quadro drammatico di quanto è avvenuto.
“Avevamo paura di affondare”
“La barca procedeva molto lentamente e noi avremmo voluto chiedere l’intervento dei soccorsi. Ma chi conduceva la barca per tranquillizzarci ci fece vedere su un tablet che saremmo arrivati a breve. Al timone si alternavano due soggetti che parlavano esclusivamente il turco, sia due che parlavano alternativamente turco e arabo, di questi non ho certezza dello Stato di provenienza. Vi erano anche due persone di nazionalità pakistana che, ricevendo ordini dai turchi, ci indicavano quando poter salire in coperta per prendere una boccata di aria o per esigenze fisiologiche”.
Hanno anche raccontato le condizioni dell’imbarcazione e il timore del naufragio: “Tante volte ho avuto paura che l’imbarcazione potesse affondare a causa del mare mosso e delle precarie condizioni della barca, infatti spesso chiedevo di salire in coperta per chiedere se gli scafisti fossero sicuri che la barca sarebbe arrivata. Uno degli scafisti mi diceva di stare tranquillo perché aveva 15 anni di esperienza in quei viaggi. L’imbarcazione era in condizioni pessime e non siamo mai stati equipaggiati con nessun giubbotto di salvataggio o altro sistema di salvataggio”.
“Dopo cinque giorni di navigazione sapevamo di essere in prossimità delle coste italiane, quando ho sentito un forte rumore, e da una falla nello scafo abbiamo cominciato a imbarcare acqua. Il livello di acqua sottocoperta è salito molto rapidamente generando il caos a bordo. Salito in coperta, mi sono ritrovato in acqua e mi sono aggrappato a un pezzo di legno. La corrente mi ha spinto via”.
La reazione
Uno dei superstiti avrebbe tentato di bloccare gli scafisti che avevano cercato di fuggire nel buio della notte: “Quando gli scafisti hanno sentito che chiedevamo aiuto hanno cercato di fuggire, io ho provato a bloccarli e in particolare ho cercato di fermare un turco, ma questi mi ha strattonato e si è tuffato in acqua. Ho provato la stessa cosa con l’altro turco ma lui è riuscito a spingermi tuffandosi in acqua anche lui. I due turchi sono fuggiti a nuoto. Ho provato a bloccare anche il cittadino siriano ma mi è sfuggito. Uno è arrivato a riva e l’ho rivisto sulla spiaggia nascosto in mezzo agli altri migranti fino a quando tutti i migranti lo hanno additato come responsabile della tragedia. Poco dopo sono arrivate le forze di Polizia che lo hanno fermato”.