Economia

Strategie Long e Short – Come capire meglio i mercati finanziari

Nei tanti corsi online reperibili da parte di chiunque voglia avvicinarsi al mondo del trading per la prima volta, troviamo ampio spazio dedicato normalmente alle strategie long e short che ogni investitore può seguire sul mercato.
Viene tuttavia il dubbio che, specialmente nell’ambito short, vi sia molta confusione sul tema e, leggendo le varie discussioni sui blog dedicati a questo tema e frequentati da non professionisti del settore, sembra necessario fare un po’ di chiarezza in merito.

È di norma molto comodo il materiale didattico che gli stessi broker finanziari possono mettere a disposizione per i propri clienti su una piattaforma di trading, ma non tutti hanno il lusso di poter godere di questa opzione.

In questo articolo, tutti possono imparare a mettere in atto le più comuni strategie long o short sui mercati finanziari, in modo tale da trarre il massimo beneficio da ogni scelta di investimento.

Strategie long vs short

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Occorre in primis chiarire, una volta per tutte, la differenza tra l’apertura di una posizione long e di una posizione short:

  • Una posizione long viene aperta tramite il classico acquisto di un titolo quotato, con l’intento di rivendere lo stesso ad un prezzo maggiore in futuro. Come è chiaro, questo tipo di posizione viene aperta da chi ha in mente uno scenario rialzista per un determinato asset finanziario
  • Una posizione short, invece, viene aperta in maniera leggermente più complessa:
    • In primo luogo, il trader prende in prestito un titolo quotato, corrispondendo di norma un certo tasso di interesse sul prestito dell’asset a seconda della durata della posizione short
    • Al calo del prezzo quotato del titolo, il trader converte la posizione short in long, acquistando l’asset e ottenendo, come guadagno, il differenziale tra i due prezzi
    • La posizione short viene aperta tramite un broker quando, normalmente, il trader dimostra di avere a disposizione adeguate risorse per coprire ingenti perdite su tale investimento

È chiaro che le due posizioni comportano due livelli di rischio ben differenti. Innanzitutto, una posizione long può avere come perdita massima il 100% dell’investimento (escludendo leve finanziarie, per semplicità).

Una posizione short può avere risvolti drammatici per chi investe, in quanto la perdita può essere ben superiore al 100% dell’investimento iniziale. Di norma, quando il prezzo di un titolo inizia a salire molto, si parla comunemente di short squeeze, ovvero quella “stretta” in cui le posizioni short aperte su un asset vengono convertite in massa in posizioni long per cercare di ridurre le perdite registrate dai ribassisti.

L’occasione dei dati trimestrali

Chiarita un po’ la differenza tra posizioni long e short, viene da chiedersi quali siano i momenti migliori per mettere in atto una o l’altra strategia.

Sul mercato azionario, ad esempio, la pubblicazione periodica (di norma, trimestrale) di dati di bilancio e di previsioni future da parte di una società quotata rappresenta da sempre un’ottima occasione per la speculazione finanziaria.

Nelle settimane precedenti alla pubblicazione di tali informazioni, si nota di norma un incremento nei volumi di scambio di un titolo, con il mercato che ben si delinea tra rialzisti (long) e ribassisti (short).

All’uscita dei dati trimestrali, si osserva di norma uno dei due “schieramenti” prevalere, portando ad una vera e propria impennata nei volumi di scambio che, di norma, l’autorità garante di Borsa dovrebbe tutelare da vicino (è proprio in queste occasioni che, sfruttando la confusione, tanti insider trader riescono a farla franca sui mercati).

Il giusto equilibrio tra long e short

È a questo punto arrivata l’ora di complicare leggermente lo scenario in modo da avvicinarci maggiormente a quello che accade nell’effettiva realtà sui mercati. Non dobbiamo cedere alla tentazione di vedere posizioni long e short come facenti parte di due schieramenti avversi (termine che, nel paragrafo precedente, è stato volutamente inserito virgolettato).

La realtà è che un trader può benissimo decidere di aprire posizioni long e short sullo stesso asset finanziario allo stesso tempo, ma per quale motivo dovrebbe fare questo?

Non tutti cercano di costruire un portafoglio molto esposto a rischi di perdita e di guadagno, tanti (specialmente i gestori di grossi ETF) puntano a mettere in piedi un portafoglio bilanciato che non risenta in maniera esagerata da periodi di forte volatilità sui mercati.

Aprire una posizione short per X€ e una long per Y€ sullo stesso asset può portare ad una compensazione del rischio, una strategia molto interessante che può tutelare un portafoglio dall’avvento dei cosiddetti “cigni neri”, ovvero eventi catastrofici sui mercati finanziari.

Giocare con le opzioni

Volendo alzare ancora un po’ il livello di complessità, risulta senza ombra di dubbio meritevole di una menzione d’onore il mercato dei derivati e, in particolare, quello delle opzioni.

Partiamo innanzitutto da una definizione di opzioni put e call:

  • Un’opzione put è un contratto finanziario derivato che garantisce il diritto a chiunque di vendere un titolo azionario ad un prezzo prefissato entro una data prestabilita
  • Un’opzione call è, di converso, un contratto finanziario derivato che garantisce il diritto a chiunque di acquistare un titolo azionario ad un prezzo prefissato entro una data prestabilita

Secondo il trader più esperto, dietro a questi due titoli finanziari, si nasconde semplicemente la distinzione tra ribassisti (che possono acquistare un’opzione call prevedendo un calo del titolo azionario con l’intento di rivenderlo ad un prezzo maggiore rispetto a quello di mercato) e rialzisti (che possono essere orientati ad acquistare un’opzione put in modo da comprare un’azione ad un prezzo inferiore rispetto a quello di quotazione).

È molto comune poi, proprio in occasione della pubblicazione di dati trimestrali, l’acquisto contemporaneo da parte dei trader di opzioni put e call sul medesimo titolo azionario.

Quello che comporta una scelta del genere è simile a quello riportato nel paragrafo precedente in una classica strategia di equilibrio long-short, ma con maggiore orientamento al guadagno più che alla stabilità.

Costruendo una strategia di acquisto di put e call (strategia di norma nota sui mercati con il nome di straddle), ci si colloca, infatti, in una situazione nella quale una perdita può essere registrata solo a fronte di una scarsa volatilità nel prezzo di un’azione. Una forte variazione al ribasso o al rialzo consentiranno al trader di esercitare uno dei due diritti (put o call), lasciando scadere quello non esercitato e riscuotendo un guadagno netto finale.

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