Emergono nuovi dettagli sul suicidio di Gerarda Picciariello, la 61enne di Sant’Antonio di Pontecagnano che si è tolta la vita lanciandosi sotto un treno in corsa: la donna ha lasciato una lettera nella quale spiega i motivi che l’hanno spinta a compiere il gesto estremo.
La figlia di Gerarda Picciariello, Denise Schiavo, si trova in carcere dallo scorso mese di marzo dove sta scontando una condanna a 10 anni di reclusione per l’omicidio preterintenzionale della figlia neonata. Come si legge nella lettera Gerarda Picciariello aveva sepolto nella mente un ricordo che è riemerso solo ora, portandola a togliersi la vita.
Suicidio di Gerarda Picciariello a Pontecagnano: la verità in una lettera
Il dramma di Gerarda Picciariello ebbe inizio nel 2014. Sua figlia Denise Schiavo ebbe una figlia, Chiara, che nacque prematura. Dopo una periodo in ospedale la neonata venne ricoverata nuovamente a causa di gravi lesioni che ne causarono la morte a soli due mesi.
Le indagini evidenziarono che la piccola Chiara era deceduta a causa della sindrome del bambino scosso. La figlia di Gerarda Picciariello, Denise Schiavo, venne condannata, nove anni dopo quel tragico giorno, a una condanna a 10 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale.
Gerarda non si rassegnò e continuò a cercare giustizia per la figlia, inoltrando una richiesta di grazia al Presidente Mattarella e sperando in una revisione del processo. Dopo dieci anni da quel tragico giorno la 61enne rivela una triste verità e lo fa in una lettera lasciata a suoi familiari prima di togliersi la vita lanciandosi sotto un treno in corsa a Pontecagnano Faiano.
La lettera d’addio di Gerarda Picciariello
Gerarda nella lettera confessa il suo ruolo nella morte della nipote e rivela il motivo del suo suicidio. In un episodio rimosso dalla sua memoria, Gerarda ricorda di aver colpito involontariamente la testa della bambina mentre la metteva nella carrozzina.
“Un velo mi si è alzato dalla mente – si legge sulla lettera d’addio riportata dal Corriere della Sera – mi rivedo con la bambina in braccio mentre cerco di adagiarla nella sua carrozzina alloggiata nella Fiat Stilo a tre porte, eravamo alla fine di agosto, mi sopraggiunge un giramento di testa e il capo della bimba sbatte vicino alla portiera. Giuro, avevo rimosso quell’episodio”.
L’avvocato che ha difeso Denise Schiavo nel corso del processo ora invierà questa lettera al Quirinale chiedendo la grazie per l’imputata.