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Tragedia a Roma, finanziere si suicida sparandosi un colpo di pistola alla testa all’aeroporto di Pratica di Mare

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Suicidio a Roma: un finanziere si è tolto la vita sparandosi un colpo con la pistola d’ordinanza alla testa mentre era all’aeroporto militare di Pratica di Mare. I fatti sono avvenuti nella mattinata odierna, lunedì 13 gennaio.

Suicidio a Roma, finanziere morto dopo essersi sparato alla testa

Un maresciallo di 24 anni della Guardia di Finanza si è tolto la vita all’aeroporto militare di Pratica di Mare, sparandosi un colpo alla testa con la pistola d’ordinanza. La tragedia si è consumata nella tarda mattinata di oggi, lunedì 13 gennaio, presso l’aeroporto “M. De Bernardi”.

La macabra scoperta

Questa mattina, nel alloggio del comando del centro di aviazione della Guardia di Finanza a Pratica di Mare, è stato rinvenuto il corpo senza vita del maresciallo G.B. La scoperta è stata effettuata dal Capo di Stato Maggiore del Centro di Aviazione, colonnello Stefano Bastoni.

Secondo quanto riportato in una nota interna, il militare è stato trovato dai colleghi che si sono recati presso l’alloggio poiché l’Ispettore non si era presentato al lavoro. Si sospetta che si sia suicidato utilizzando l’arma di ordinanza, rinvenuta sotto il suo corpo. Sul luogo sono intervenuti i Carabinieri in servizio presso l’aeroporto di Pratica di Mare (RM) per effettuare i primi accertamenti.

Il cordoglio

Il militare, in servizio volontario e recentemente assegnato al Centro di Aviazione il 16 dicembre 2024, era nato il 29 marzo 2001 a Bari ed era celibe. “È scioccante, ma non dovrebbe sorprendere, poiché nessuno è immune da questo fenomeno, dai giovani agli anziani”, ha scritto su Facebook Massimiliano Salce, autore del libro ‘Il suicidio in uniforme’, pubblicato dalla casa editrice Magi, un vero e proprio compendio dedicato a questo tema nelle Forze Armate e dell’Ordine.

“Sorprende, continua nel post Salce, ex comandante della Guardia di Finanza, che le amministrazioni non vogliano affrontare il problema attraverso incontri dedicati. Si teme che parlarne possa generare ulteriori difficoltà, ignorando così sia l’effetto Werther che l’effetto Papageno. Si preferisce sperare nella sorte, come se i vertici giocassero a roulette russa, evitando di discutere la questione nella speranza che non si verifichino eventi tragici. E se accade, si affronterà la situazione allora. Ma, inevitabilmente, accade. E perché succede? È il silenzio che fa male. Non approfondire il fenomeno del suicidio, non comprendere le sue complesse dinamiche interne, è ciò che realmente uccide. Forse conoscere queste dinamiche potrebbe essere utile. Tuttavia, sappiamo bene che, al massimo, si organizzano convegni sindacali sul benessere organizzativo, che sono solo palliativi. Speriamo solo di non dover affrontare l’effetto Werther di cui parlavo. Oggi è un giorno triste.”

 

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