Suicidio di Simona Viceconte, marito sotto accusa
Per mettere fine alla sua esistenza, Simona Viceconte si è impiccata con un foulard nella tromba delle scale del palazzo di Teramo dove viveva anche con il marito, Luca Amprino, di otto anni più grande di lei, dipendente di banca. Negli atti depositati per chiedere lo scioglimento della loro unione che emergono i racconti delle continue vessazioni subite da Simona.
Privata del lavoro, dei soldi, come dell’amore, dell’auto (che utilizzava per accompagnare le figlie e poi venduta da Amprino) come della sua autonomia. Alcune amiche, ascoltate come testimoni, avrebbero raccontato di quando la Viceconte era costretta a rimanere in casa perché “privata” anche degli spiccioli per un caffè o per il gelato alle sue due bambine. Bambine che sono state identificate come parte civile, insieme al fratello e alla madre di Simona.
Le accuse
Amprino dal canto suo ha sempre respinto le accuse, sostenendo che la moglie godeva di una propria autonomia economica e che quando si è accorto che c’era un problema in casa, ha chiamato i parenti di lei per farla aiutare. Come quella volta in cui, già in passato, aveva tentato il suicidio in casa.