Cronaca

Suore licenziate dal convento, espulse dal Vaticano: ecco cosa è accaduto

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Suore licenziate dal convento sono state espulse dal Vaticano: cosa è avvenuto. Un intero gruppo di suore Carmelitane in un convento degli Stati Uniti è stato “licenziato”, sebbene il termine possa sembrare inadeguato. La terminologia corretta sarebbe “esclaustrate per apostasia”, con l’accusa di “insubordinazione e disobbedienza nei confronti dell’autorità ecclesiastica”.

Suore licenziate dal convento, espulse dal Vaticano

Un intero gruppo di suore Carmelitane in un convento degli Stati Uniti è stato “licenziato”, sebbene il termine possa sembrare inadeguato. La terminologia corretta sarebbe “esclaustrate per apostasia”, con l’accusa di “insubordinazione e disobbedienza nei confronti dell’autorità ecclesiastica”.

Queste parole evocano comportamenti estremi da parte delle suore, ma la realtà è ben diversa e piuttosto curiosa. La vicenda, che ha attirato l’attenzione a livello globale ma che ha dominato la cronaca locale di Arlington, in Texas, sembra rappresentare un conflitto tra diverse correnti ecclesiastiche.

Da un lato ci sono le suore, sostenitrici della messa in latino e alleate dei tradizionalisti della Società di San Pio X (considerati scismatici), dall’altro il vescovo locale, che le ha ammonite più volte. Questo perché il Vaticano ha implementato misure severe per limitare l’influenza dei tradizionalisti nelle diocesi di tutto il mondo, restringendo l’uso del rito in latino e ostacolando i gruppi ultra-conservatori legati a Lefebvre.

La “ribellione” delle suore

Questa modernizzazione non è ben vista da tutti gli ecclesiastici, e il caso delle suore di Arlington è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi simili, che ha visto ribellioni e punizioni di interi monasteri in Francia, Spagna e persino in Italia, a Pienza (Siena), dove ci sono stati contrasti con il vescovo locale.

Tuttavia, la situazione in Texas è più complessa, poiché la “ribellione” delle suore le ha portate a riconoscere l’autorità della Società di San Pio X e a tentare di trasformare il monastero in una entità giuridica civile per mantenere il controllo sui beni, cosa non consentita dal diritto canonico, che stabilisce che i beni degli ordini religiosi appartengono alla Chiesa.

Chi fa parte di un ordine religioso non ha la libertà di disporre dei beni e, in particolare, non può trasferirli a entità non ecclesiastiche come la fondazione creata dalle suore.

L’intervento del Vescovo

La situazione è degenerata, tanto che il Vescovo ha ordinato una perquisizione del convento, accusando la madre superiora di aver violato il voto di castità. Le suore hanno prontamente risposto: “Qualsiasi affermazione che suggerisca che ci siamo allontanate dalla fede cattolica è ridicola, poiché preghiamo ogni giorno per il Santo Padre, Papa Francesco, e per il nostro vescovo, Michael Olson. Crediamo fermamente e professiamo tutto ciò che la Santa Chiesa crede, insegna e proclama come rivelato da Dio. Le controversie sui desideri umani e sulle regole create dall’uomo non ci escludono dalla Chiesa”, respingendo così le accuse.

Le suore si preparano alla battaglia

Il Vaticano ha in gran parte ignorato le lamentele delle suore, commissariando infine il monastero. Tuttavia, le suore “licenziate” hanno promesso di combattere: “Qualsiasi ‘licenziamento’ dichiarato è un punto controverso. I voti che abbiamo fatto a Dio non possono essere annullati o portati via. In virtù dei nostri voti, apparteniamo a Dio”, hanno scritto sul loro sito, spiegando che i problemi sono iniziati nell’aprile dell’anno scorso con una “falsa accusa contro la nostra madre priora, un pretesto che è stato perseguito inesorabilmente dal vescovo per i suoi scopi”.

Come ultimo atto, la vicenda, che ha poco di divino e molto di terreno, è finita in tribunale. Le suore hanno citato in giudizio il Vescovo, accusandolo di voler accedere alle liste dei donatori e alle proprietà del monastero per fini personali.

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