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Super Green pass al lavoro, obbligo per gli over 50 da martedì 15 febbraio | Le novità

Super green pass al lavoro. Obbligo per gli over 50: cosa cambia da martedì 15 febbraio? Le regole e le restrizioni ormai cambiano quasi ogni settimana. Si allentano gradualmente, di pari passo con il calo dei contagi, ma bisogna sempre seguire con attenzione le novità e gli aggiornamenti, per non rischiare di rimanere indietro. Per esempio, per quanto riguarda gli over 50 e l’obbligo vaccinale, le norme sono cambiate il 1 febbraio e il 15 cambieranno ancora. Dall’inizio di questo mese è scattata la multa di cento euro per coloro che superati i 50 anni di età, non hanno ancora rispettato l’obbligo di vaccinazione.

Super Green pass al lavoro, cosa cambia dal 15 febbraio?

La fascia degli over 50 è quella maggiormente esposta a conseguenze gravi in caso di contagio (da inizio pandemia il 35,7% di casi sul totale ma il 98,7% dei decessi secondo il Report Iss aggiornato al 26 gennaio). I controlli vengono effettuati a campione e i destinatari dell’avviso di avvio del provvedimento sanzionatorio hanno dieci giorni di tempo dalla ricezione per comunicare alla Asl «l’eventuale certificazione relativa al differimento o all’esenzione dall’obbligo vaccinale, ovvero altra ragione di assoluta e oggettiva impossibilità». Ma vediamo nel dettaglio regola, esenzioni, controlli e multe.

 

Da martedì prossimo stipendi a rischio

Dal 15 febbraio, invece, entra in vigore l’obbligo per tutti i lavoratori pubblici e privati over 50 di avere il Green Pass rafforzato (detto anche Super Green Pass), il certificato che si ottiene solo con la vaccinazione (compresa la terza dose o booster) o per guarigione dal Covid.

Chi non avrà la certificazione verde adeguata rischia una multa dai 600 ai 1.500 euro, oltre a risultare assente ingiustificato perdendo così il diritto a retribuzione e contributi. Il mancato possesso per quattro giorni (anche non consecutivi) del Super Green Pass attestante l’obbligo fa infatti scattare, a partire dal quinto giorno, la sospensione dal servizio e dallo stipendio. E sono previste sanzioni da 400 a 1.000 euro per i datori di lavoro pubblici e privati che non controllano. La misura, per il momento, è previsto che resterà valida fino al 15 giugno.

Ma di fronte al rischio di nuove varianti, il suggerimento sarebbe quello di mantenere l’attuale sistema di restrizioni per i non vaccinati oltre il 15 giugno prossimo. Su questo fronte, la macchina dei controlli si è già messa in moto dallo scorso primo febbraio e nelle prossime settimane potrebbero arrivare le sanzioni da 100 euro dopo verifiche a campione sul milione e mezzo di ultracinquantenni in Italia che non si sono mai vaccinati o che non hanno ancora fatto la dose booster entro la scadenza dei sei mesi per il richiamo. La legge prevede che la multa arrivi direttamente a casa con una cartella dell’Agenzia delle entrate.

Da scuola a discoteche, la road map della normalità

Il lavoratore che riceve l’avviso di procedimento ha dieci giorni di tempo per comunicare all’Asl eventuali certificati che attestino l’esenzione dall’obbligo. L’Asl ha altri dieci giorni per verificare la validità della documentazione e trasmettere all’Agenzia delle entrate un’attestazione che certifichi l’insussistenza dell’obbligo vaccinale o l’impossibilità ad adempiervi. In caso contrario, l’Agenzia delle entrate invierà entro 180 giorni un avviso di addebito immediatamente esecutivo. Si può fare opposizione presso il giudice di pace. Se si fa ricorso, però, c’è il rischio di essere condannati anche al pagamento delle spese di giudizio in caso di una sentenza non favorevole. Le somme ricevute dalle multe ai no vax over 50 saranno periodicamente versate dall’Agenzia delle entrate-riscossione a un apposito capitolo del bilancio dello Stato per essere riassegnate al fondo emergenze nazionali.

Possibile lo smart working

Tutti i lavoratori over 50 e appartenenti alle categorie sottoposte all’obbligo devono vaccinarsi, ma quando il lavoratore svolge la propria attività in regime di smart working non è obbligatorio controllare il suo Green Pass. Il controllo da parte del datore di lavoro è previsto solo quando vi è un accesso ai luoghi di lavoro. L’obbligo è per coloro che alla data del 1 febbraio non avevano iniziato il ciclo vaccinale primario, oppure per chi non lo abbia completato nei termini previsti dal ministero della Salute (ventuno giorni per il vaccino Pfizer e ventotto per il vaccino Moderna) e infine per coloro che al 1 gennaio non abbiano effettuato la dose di richiamo successiva al ciclo primario entro i termini di validità del Green Pass precedentemente ottenuto.

I controlli

Il datore di lavoro può delegare il controllo dei Green Pass con una specifica delega scritta. È preferibile nominare almeno due delegati per ogni unità produttiva, in modo tale che venga sempre assicurata l’attività di verifica e controllo dei Green Pass anche in caso di assenza di un delegato. Nel caso il lavoratore entri nel luogo di lavoro eludendo i controlli, il datore di lavoro deve allontanare il dipendente e inviare una segnalazione alla prefettura ai fini dell’applicazione della sanzione amministrativa relativa. L’azienda può anche attivare un procedimento disciplinare in quanto il dipendente ha adottato condotte contrarie alla legge. Il controllo del Green Pass rafforzato per gli over 50 deve essere effettuato su tutti coloro che entrano in un luogo di lavoro per motivi professionali, compresi quindi clienti, fornitori, collaboratori esterni e dipendenti di ditte che effettuano manutenzione.

Le esenzioni per motivi di salute

Il decreto del governo stabilisce che l’obbligo vaccinale non sussiste in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale dell’assistito o dal medico vaccinatore. In questi casi la vaccinazione può essere omessa o differita. In caso di esenzione, il datore di lavoro non potrà sospendere il lavoratore ma dovrà assegnargli mansioni diverse (anche smart working) senza sospensione della retribuzione. Fino al 15 giugno, dopo il quinto giorno di assenza per mancanza di Green Pass, il datore di lavoro può invece sospendere il lavoratore. La sospensione è senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del posto di lavoro. Per la durata corrispondente l’azienda può stipulare un contratto di lavoro per la sostituzione, per un periodo non superiore a dieci giorni, rinnovabili fino al termine del 31 marzo.

Scadenza del Green Pass durante l’orario di lavoro

Caso raro ma possibile è quello che il Green Pass scada durante l’orario di lavoro. Il lavoratore, che era entrato con il certificato verde ancora valido, può continuare a lavorare e ha diritto ad essere retribuito per la giornata intera. Una faq del governo precisa infatti che la scadenza del Green Pass durante l’orario di lavoro non necessità l’allontanamento del lavoratore. Dal giorno successivo, ovviamente, il Green Pass non sarà più valido e quindi l’accesso sul posto di lavoro è interdetto. I lavoratori under 50 potranno ovviamente accedere al luogo di lavoro con un Green Pass base. Oltre che ai cittadini italiani, l’obbligo si applica anche agli europei residenti in Italia ed agli stranieri iscritti e non iscritti al Sistema sanitario nazionale.

L’obbligo vaccinale comunque non vale solo per gli over 50, ma anche per altre categorie. Dal 1 febbraio l’obbligo è diventato attivo anche per il personale delle università e delle istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica. Il vaccino era già obbligatorio per il personale amministrativo della sanità, docenti e personale amministrativo della scuola, militari, forze di polizia e di soccorso pubblico e da ancor più tempo per il personale sanitario e delle residenze sanitarie assistenziali.


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