Chi sono i soggetti e le imprese più a rischio per controlli dell’Agenzia delle Entrate su tasse, fisco e accertamenti? Ecco quali sono i comportamenti dei contribuenti che attirano l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate e fanno scattare i controlli. Le armi nelle mani del Fisco per verificare le posizioni di tutti i cittadini, le categorie che sono esposte di più, e quando scattano gli accertamenti fiscali.
È chiaro che sugli accertamenti fiscali, siamo tutti a rischio. Tutti i contribuenti. All’Agenzia delle Entrate non mancano certo gli strumenti per controllare in particolare quelle situazioni che sono sospette o almeno anomale.
L’ente riscossore farlo grazie agli accertamenti incrociati, il criticato redditometro, il più recente risparmiometro, l’intelligenza artificiale, banche dati sempre più aggiornate, l’uso sempre più diffuso e obbligato dei pagamenti digitali, la collaborazione sinergica con la Guardia di Finanza.
Accertamenti fiscali e tenore di vita
Gli accertamenti fiscali non considerano più il tipo di reddito dei contribuenti, ma il loro tenore di vita. Ovvero: se dichiari 10.000 euro di reddito annuo non puoi avere un tenore da 50.000.
Accertamenti fiscali: redditometro e risparmiometro
Per verificare queste differenze sono appunto due gli strumenti principali:
- il redditometro, che valuta la capacità di spesa di un contribuente. Cosa significa? Si confrontano le spese sostenute con il reddito dichiarato. Se le spese superano del 20% il reddito scattano i controlli. O meglio: l’Agenzia delle Entrate vuole sapere da dove arriva quel denaro. In caso di richiesta di chiarimenti da parte dell’ente bisogna trovare dei “giustificativi” convincenti. Altrimenti un gli accertamenti fiscali sono inevitabili;
- il risparmiometro è invece uno strumento più recente e sofisticato. Si tratta di un software capace di verificare i vostri movimenti bancari (in entrata e in uscita). Controlla anche carte di credito e prepagate. E qui si va a colpire chi non dichiara reddito e non ha entrate o uscite. In questo caso il sospetto è chiaro: il contribuente ha altre fonti di reddito (non dichiarate), E scattano gli accertamenti fiscali.
Accertamenti fiscali: Anagrafe Tributaria e Anagrafe dei conti correnti
Come sapete l’Agenzia delle Entrate, grazie all’Anagrafe Tributaria (dati di pubbliche amministrazioni e datori di lavoro) e all’Anagrafe dei conti correnti (informazioni provenienti dalle banche), tiene d’occhio tutti i nostri depositi. Per ora può farlo a campione, quindi solo sui contribuenti con situazioni anomale. Ma è al vaglio la possibilità di concedere all’ente riscossore la possibilità di effettuare controlli a setaccio (e non uno alla volta).
Accertamenti fiscali: le altre armi della riscossione
Questi sono due degli strumenti a disposizione dell’Agenzia delle Entrate. Non sono i soli, come accennato.
Ci sono pure:
- controlli automatizzati: individuano possibili errori nella dichiarazione dei redditi;
- i controlli incrociati;
- le segnalazioni anonime;
- le segnalazioni non anonime.
- Accertamenti fiscali: i soggetti più controllati
Chiaro che i primi contribuenti a ricevere attenzione dall’Agenzia delle Entrate sono le società che fatturano più di 100/150 milioni di euro l’anno (con la possibilità quindi di evadere il fisco per somme ingenti).
Accertamenti fiscali: le macrocategorie
Per evitare di disperdere energie, e non lasciare nessun contribuente fuori dalla lista dei possibili soggetti a rischio di accertamenti fiscali, l’Agenzia delle Entrate ha suddiviso gli italiani in 5 categorie:
- grandi contribuenti (quelli, appunto con fatturati che superano i 100/150 milioni l’anno);
- medie imprese;
- piccole imprese e autonomi;
- enti non commerciali;
- persone fisiche.
Accertamenti fiscali: i più esposti
Queste invece sono le categorie delle persone più esposte ad accertamenti fiscali:
- professionisti e imprenditori;
- disoccupati che sono proprietari di beni di lusso;
- lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati che hanno effettuato dei versamenti in contanti sul conto corrente o hanno ricevuto da terzi dei bonifici;
- titolari di mutui con rate molto elevate rispetto al reddito dichiarato;
- proprietari di auto di lusso;
- titolari di imprese con anomalie nella comunicazione dei dati di fatturazione;
- intestatari di conti correnti per interposta persona (il conto intestato a un altro ma loro effettuano ogni tipo di operazione);
- chi firma atti notarili per somme incompatibili con il reddito dichiarato;
- società con fatturati che superano i 10 milioni di euro l’anno.