Hasan Hamis imputato per il tentato omicidio del poliziotto Christian Di Martino, accoltellato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 2024 alla stazione Lambrate di Milano, è stato condannato a 12 anni e 1 mese di reclusione (con 150mila euro di risarcimento e il pagamento immediato di una provvisionale di 5mila euro). A stabilire la condanna la gup Silvia Perrucci
Tentato omicidio del poliziotto Christian Di Martino: Hasan Hamis condannato a 12 anni
La pm aveva chiesto per il cittadino marocchino, una condanna a 13 anni e 4 mesi per tentato omicidio, resistenza a pubblico ufficiale, porto abusivo di arma, lesioni su altri due poliziotti e su un passante, false attestazioni e attentato alla sicurezza dei trasporti per aver lanciato pietre e sassi contro i treni in corsa.
Hasan Hamis processato con rito abbreviato, dovrà scontare 12 anni e 1 mese di reclusione. Inoltre è stato condanna a pagare 150mila euro di risarcimento e ad una provvisionale di 5mila euro. Il 37enne marocchino era già destinatario di diversi procedimenti di espulsione.
L’aggressione
Christian Di Martino, 35 anni, vice ispettore delle Volanti di Milano, fu accoltellato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 2024 alla stazione Lambrate di Milano. Il poliziotto era intervenuto per fermare un uomo molesto e in evidente stato di agitazione che lanciava sassi contro i vagoni.
Di Martino venne ferito alla schiena con un coltello dalla lama lunga 25 centimetri. Le tre coltellate lo colpirono al polmone e alla milza, costringendolo a sottoporsi a lunghe e complicate operazioni chirurgiche, con ben 70 trasfusioni di sangue.
Il poliziotto non riceverà il risarcimento
«Noi come parte civile non possiamo dirci soddisfatti. L’ispettore andrà in giro per tutta la vita con un rene solo e, non essendo prevista una coperta assicurativa per gli accadimenti in servizio, non prenderà mai un euro». Lo ha spiegato l’avvocato Massimo Del Confetto, legale del poliziotto Christian Di Martino. L’agente del risarcimento inoltre “non vedrà però un euro – ha precisato l’avvocato Del Confetto – perché l’imputato è nullatenente”.