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Terni, gli asportano la prostata per un tumore che non aveva

Incredibile errore medico a Terni, scambiano il vetrino della biopsia e gli asportano la prostata per un tumore che in realtà non aveva. La scoperta arriva mesi dopo dal paziente davvero malato: “Ti devo parlare con urgenza”, il messaggio arrivato su Messanger.

Terni, gli asportano la prostata per un tumore che non aveva: l’errore

Marcello, un 62enne ternano, avrebbe subito l’asportazione della prostata per un tumore che in realtà non aveva. La terribile diagnosi e l’intervento d’urgenza a causa dello scambio dei vetrini della biopsia, attribuendogli un esame che in realtà non apparteneva a lei ma ad un altro ternano, convinto per mesi di essere sano.

La scoperta dopo mesi

È proprio lui ad avvertire Marcello che continuava a sottoporsi ai controlli. Il caso finisce in tribunale perché “si poteva evitare avendo a disposizione vetrini con barcode”.

Tutto inizia nel 2015, anche se come dice la vittima non ha mai voluto parlarne: “Ora, dopo aver letto l’odissea di Anna Leonori, credo sia giusto che si sappia quello che ho dovuto subire”. Fu proprio in quell’anno che arriva la sentenza della biopsia. Dall’esame risultata un tumore alla prostata che doveva essere operato d’urgenza.

Allora ad agosto si sottopone all’asportazione totale, con le conseguenze ben note sulla funzionalità sessuale e sul controllo della minzione. Quando va a controllo, il medico gli fa capire che la situazione è sotto controllo e non servono chemio e radio.

“Ero felice – dice – non essendo un medico avevo capito che ormai dopo l’intervento ero guarito, che mi avevano salvato la vita”. Pochi mesi più tardi però la notizia che lo gela. Un uomo che conobbe proprio nel giorno della biopsia lo rintraccia su Messanger raccontandogli la verità: “Ti devo parlare con una certa urgenza perché il giorno della biopsia c’era stato un problema. Ci siamo visti nello studio del suo legale a novembre. Quando mi sono seduto ha tirato fuori la lettera che l’ospedale di Terni aveva mandato solo a lui. C’era scritto dello scambio di vetrini della biopsia, io non avevo il cancro, lui purtroppo sì e andò a curarsi in altre strutture. Se non mi avesse avvisato non avrei mai saputo la verità”.

La battaglia penale

Marcello dopo aver scoperto la verità decide di intraprendere una lunga battaglia civile e penale, avendogli quell’intervento causato un’invalidità. La prima si è chiusa con la lieve condanna del medico che scambiò i vetrini, chiamato a pagare il risarcimento di 100mila euro per Marcello e 20mila per la compagna.

La seconda con la condanna dell’azienda ospedaliera di Terni che dovrà risarcire 395mila euro Marcello e 30mila compagna. Lui però, tra ricorsi e richieste di sospensiva, non ha ancora ricevuto alcun risarcimento.

“Se dall’ospedale mi avessero detto che si erano sbagliati scambiando i vetrini delle biopsie non avrei fatto nulla – dice. Un errore umano ci può stare ma il fatto che mi abbiano nascosto questa situazione non posso accettarlo. Non voglio pensare a come sarebbe finita se l’altro paziente, che il tumore lo aveva davvero, non mi avesse cercato per mari e monti per avvisarmi. Il mio astio – precisa Marcello – non è verso medici, infermieri e paramedici, che mi hanno pure chiesto scusa. Se avessi un problema urologico tornerei a curarmi lì. Quello che non accetto è il modo con cui, a livello legale-amministrativo, viene gestito un danno che ha cambiato per sempre la mia esistenza”.

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