Terzo mandato: il Consiglio dei Ministri oggi, giovedì 9 gennaio 2025, decide sull’impugnazione della legge a favore di De Luca. Il documento per l’impugnazione, elaborato dal ministero per le Riforme guidato dall’azzurra Elisabetta Casellati e dal ministero per gli Affari regionali diretto dal leghista Roberto Calderoli, è pronto per essere approvato nelle prossime ore durante il primo Consiglio dei Ministri dell’anno.
Terzo mandato De Luca, oggi la decisione del Consiglio dei Ministri
Il termine è scaduto: il termine per presentare un’impugnazione alla Corte Costituzionale riguardo alla legge regionale della Campania, che – come riportato dal sito ilsole24ore.com – consentirebbe di fatto un terzo mandato per il governatore del Partito Democratico Vincenzo De Luca, scade il 10 gennaio.
Il documento per l’impugnazione, elaborato dal ministero per le Riforme guidato dall’azzurra Elisabetta Casellati e dal ministero per gli Affari regionali diretto dal leghista Roberto Calderoli, è pronto per essere approvato nelle prossime ore durante il primo Consiglio dei Ministri dell’anno.
Nel frattempo, il malcontento all’interno della Lega e tra i governatori del Nord, con Luca Zaia del Veneto e Massimiliano Fedriga del Friuli Venezia Giulia in prima linea, è già palpabile. A Via Bellerio si sta facendo strada l’ipotesi di non partecipare al voto («valuteremo a ridosso del Cdm», comunicano i collaboratori del vicepremier Matteo Salvini).
Il “raggiro” di De Luca per aggirare la legge nazionale
Il “raggiro” ideato da De Luca per tentare di ottenere un terzo mandato nella primavera del 2025 – nonostante il diniego del suo partito, il Pd, e soprattutto in contrasto con la legge nazionale del 2004 che stabilisce chiaramente un limite di due mandati consecutivi – consiste nel considerare il conteggio a partire dall’attuale mandato e non dalla prima elezione del 2015. «Il conteggio dei due mandati consecutivi inizia da quello attualmente in corso alla data di entrata in vigore della presente legge», afferma la legge regionale approvata il 5 novembre scorso. Questa legge può essere contestata direttamente solo dal governo entro 60 giorni. Tuttavia, sebbene la materia elettorale sia di competenza condivisa tra Stato e Regioni, la disposizione della legge nazionale del 2004 è così chiara – ed è questo l’argomento del governo per l’impugnazione – da essere autoapplicativa, senza necessità di essere recepita.
L’ipotesi di elezioni anticipate in Campania e il rischio di sospensione
Quale sarà la reazione del governatore De Luca, che la segretaria del Pd Elly Schlein ha promesso di mandare in pensione dopo le primarie di febbraio 2023? Nei giorni scorsi, dal suo entourage era emersa l’idea di dimissioni immediate per tentare una rielezione, anche se sub iudice, prima della decisione della Corte. Tuttavia, questa sarebbe una scelta estremamente rischiosa, quasi azzardata, poiché i giudici costituzionali potrebbero decidere di sospendere la disposizione in base alla legge 87 del 1953 sul funzionamento della Corte. Infatti, l’efficacia della norma contestata può essere sospesa «per evitare irreparabili danni all’interesse pubblico o ai diritti dei cittadini» (si consideri la presenza di altri candidati presidenti e la possibilità che le elezioni debbano essere ripetute a breve).
Meloni intende ristrutturare la distribuzione del potere al Nord a favore di Fratelli d’Italia. Se gli aspetti giuridici della questione sono ben definiti, quelli politici risultano più complessi, soprattutto a causa della forte pressione da parte della Lega per ottenere il via libera al terzo mandato del “doge” Zaia. Un eventuale stop della Corte a De Luca rappresenterebbe un ostacolo anche per tutti gli altri governatori che aspirano a un terzo mandato, sebbene Zaia speri che i giudici costituzionali possano rivedere la questione, restituendo la competenza in materia alle regioni. In ogni caso, ci sarà qualche forma di compensazione? La premier, attualmente concentrata su questioni internazionali, ha l’intenzione di risolvere una situazione che si protrae da troppo tempo, liberando così la casella del Veneto e delle altre regioni del Nord (come il Friuli e la Lombardia) per ristrutturare il potere settentrionale a favore di Fratelli d’Italia. Resta da vedere come si evolverà la situazione.
Il piano alternativo dei governatori: posticipare le elezioni regionali al 2026
Zaia ha sicuramente interesse a rinviare le elezioni al 2026, come già stabilito dal Viminale per i sindaci in scadenza tra il 2025 e il 2026, in modo da poter presiedere le olimpiadi invernali. Un rinvio al 2026 potrebbe rappresentare anche una forma di compensazione per De Luca. Come diceva Giulio Andreotti, è meglio “tirare a campare” piuttosto che “tirare le cuoia”. Tuttavia, al momento, anche questa opzione, che sembrava avere il consenso in Conferenza delle Regioni, appare ostacolata: «Non comprendo su quali basi giuridiche…», ha dichiarato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, esponente di Fratelli d’Italia. Ha poi precisato, per evitare malintesi: «Spetta a noi di Fratelli d’Italia scegliere il candidato in Veneto».