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Terzo mandato Vincenzo De Luca, la Consulta si pronuncerà in primavera: “Aspetto con calma”

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Vincenzo De Luca

La Consulta si pronuncerà in primavera riguardo al terzo mandato del Governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Lui non si scompone e dichiara: “Aspetto con calma”. Lo riporta Il Mattino. Il leader di Santa Lucia spera in una decisione rapida dei giudici per rimanere attivo nel gioco politico.

Terzo mandato De Luca, la Consulta si pronuncerà in primavera

La tregua non poteva durare e, infatti, non è durata. Ieri Vincenzo De Luca ha ripreso di mira il suo partito, in particolare i vertici nazionali, che sembrano riluttanti a concedergli il via libera per un terzo mandato. Pur non facendo nomi, è evidente a chi si riferisca quando li definisce, in successione: «cafoni» ed «extraterrestri». Inoltre, non risparmia critiche, senza citarlo direttamente, all’ex ministro dem Andrea Orlando, «che ha cinque mandati e da vent’anni è in Parlamento». Questo nonostante Orlando abbia rassegnato le dimissioni dal Parlamento alla vigilia di Natale per assumere il ruolo di capo dell’opposizione in Liguria, dopo la sconfitta alle regionali. Tuttavia, l’ex sindaco di Salerno, dopo un breve periodo di pausa e seguendo il consiglio dei suoi di non attaccare frontalmente il Pd, è tornato con le sue consuete affermazioni incisive.

La consulta

Forse stimolato dalla notizia giunta ieri mattina dalla Corte costituzionale, dove è in attesa il ricorso del governo contro la legge sul terzo mandato in Campania, il neo presidente Giovanni Amoroso, appena eletto, ha dichiarato: «L’udienza sarà programmata, credo in primavera, piuttosto che in estate». I tempi non si allungano, non si avvicinano al voto autunnale, il che potrebbe, secondo De Luca, permettergli di rimanere comunque in corsa. Inoltre, è convinto che la Consulta gli darà ragione sull’esito della questione.

“La legalità è il contesto in cui opera la Regione Campania. Quando esistono due leggi, una nazionale e una regionale, entrambe hanno lo stesso valore. Ieri mattina, durante un evento in Irpinia, ho affermato che ora la Corte Costituzionale si esprimerà, e noi aspettiamo con calma il suo pronunciamento. Tuttavia, ciò che è inaccettabile è che per tre Regioni che hanno approvato la stessa legge, due sono rimaste tranquille mentre una è stata messa in discussione. E nessuno sembra preoccuparsene, perché – attacca – hanno altre priorità in mente, come le medaglie da conquistare per i prossimi cinquant’anni… i deputati, i senatori, i ministri, i viceministri, i sottosegretari, il presidente del Consiglio.”

Il bersaglio principale rimane sempre il Partito Democratico. De Luca, in particolare, prova invidia per il suo omologo veneto, Zaia, e per il supporto che riceve dalla Lega. Una situazione completamente opposta a quella del Pd in Campania, dove De Luca si sente poco tutelato. «Zaia è in un partito dove, evidentemente, ci sono meno cafoni; io, invece, sono in uno dove ce ne sono fin troppi», afferma l’ex sindaco. La ragione è chiara: «Nessuno ha osato offendere Zaia quando ha ottenuto il terzo mandato. In altri partiti, invece, chiunque, anche le persone meno rilevanti politicamente, si sente in diritto di offenderti e aggredirti. In Veneto hanno riconosciuto il lavoro svolto dal collega; qui, invece, nonostante – sottolinea – sia stato fatto un lavoro che in nessun’altra regione d’Italia».

Negli ultimi tempi ho sentito un certo tipo di ragionamento: “De Luca è davvero molto capace, per carità, un amministratore straordinario con risultati notevoli. E quindi?” E qui si insiste: “Dobbiamo interrompere il suo operato”. L’ex sindaco, però, esprime nostalgia per il modello leghista di Zaia: “Le persone normali, i cristiani comuni, ragionano in modo diverso: li supportiamo, li aiutiamo a portare a termine il loro lavoro, così pensano le persone normali”. Ma non è così: “Gli altri sembrano extraterrestri, il che dimostra quanto siano distaccati dalla gente comune; altrimenti non formulerebbero tali ragionamenti”.

L’assist

Non poteva mancare un po’ di autocelebrazione: «Una persona normale dovrebbe essere grata a chi, come un amministratore, si assume responsabilità, ha il coraggio di prendere decisioni e offre risultati che nessuna Regione d’Italia può garantire». Infatti, «alla fine, il terzo mandato è solo una questione di propaganda: la realtà è che si tenta di attaccare personalmente chi è un uomo libero. Questo è tutto, perché il terzo mandato non si applica a deputati, senatori, ministri, viceministri, al presidente del Consiglio o al Presidente della Repubblica; non vale per nessuno, tranne – conclude – per i presidenti delle Regioni, o meglio, per un solo presidente di Regione».

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