Martina Pucciarelli, 37 anni, residente in provincia di Milano con il compagno e i suoi due figli, ha vissuto un’infanzia e un’adolescenza segnate dalla comunità dei Testimoni di Geova, una setta cristiana millenarista. Dopo aver trascorso anni a seguire le rigide regole della congregazione, ha deciso di abbandonarla nel 2016. Il suo viaggio di rinascita, segnato dalla maternità e dalla psicoterapia, è raccontato nel romanzo autobiografico “Il Dio che hai scelto per me”, edito da HarperCollins, che sarà disponibile dal 21 gennaio.
Testimoni di Geova, il racconto di Martina Pucciarelli
Cresciuta in una famiglia profondamente devota, Martina ha dovuto fare i conti con limitazioni rigorose, come l’impossibilità di festeggiare eventi come compleanni o il Natale. Tuttavia, il dolore più grande è stato il silenzio e l’indifferenza mostrata dalla comunità nei confronti di traumi personali, come un abuso sessuale subito da bambina. “Il dolore più grande è stato che non venisse data importanza alla cosa”, ha dichiarato nel corso di un’intervista al Corriere della Sera.
Il punto di svolta nella sua vita è arrivato con la maternità. Dopo un percorso di fecondazione assistita, Martina ha iniziato a mettere in discussione le credenze religiose che l’avevano accompagnata per anni. “Mi dicevo: il figlio non me l’ha dato Dio, ma la scienza. È stata una verità difficile da accettare, ma liberatoria”. Nel 2014, durante il settimo mese della sua seconda gravidanza, Martina ha scelto di intraprendere un percorso di psicoterapia, nonostante fosse un passo criticato dalla comunità. La terapia ha avuto un impatto profondo sulla sua vita. “La terapista mi ha detto: “Se ti prendo e ti metto in un altro contesto, tu funzioni”. È stato l’inizio della mia rinascita”, ha raccontato.
Il racconto
Nel libro, Martina denuncia l’ipocrisia che ha caratterizzato il suo percorso all’interno della comunità. “C’è chi predica amore ma rinuncia ai propri figli per salvare la reputazione”, scrive nel suo racconto. Non manca, inoltre, la rivelazione di segreti familiari che hanno profondamente scosso la sua visione del mondo, come la scoperta di lettere della madre che svelano una giovinezza segnata da eccessi. “Hanno vissuto negli estremi: dalle orge in casa alla mia obbligatoria verginità fino al matrimonio”.
Nonostante le difficoltà e le ferite lasciate dal passato, Martina ammette di provare una certa nostalgia per la fede che un tempo nutriva. “All’epoca ci credevo, parlavo con Geova. Era bello avere qualcuno con cui dialogare”. Oggi, grazie alla scrittura e al sostegno delle persone che ama, ha trovato una nuova forma di libertà e autenticità, che le permette di vivere una vita più serena e consapevole.