Curiosità

Tifo calcistico e dati sui match a portata di app

Un albero che cade nella foresta fa rumore anche se non c’è nessuno che ascolta? Una domanda che dà spazio a interpretazioni e risposte più o meno ovvie o profonde. Si può anche provare a riadattarla: una partita di calcio suscita emozioni anche se nessuno fa il tifo? Sembra difficile credere che sia possibile un calcio senza tifoserie, eppure il modo di tifare degli sportivi è tuttora in forte cambiamento, perché soggetto a fenomeni diversi. Alcuni sono perfettamente visibili; altri, invece, sono meno evidenti.
Tifare a distanza

È un dato di fatto: molti tifosi stanno assumendo un approccio sempre più smart nei confronti del calcio. Se gli sportivi militanti, desiderosi di andare allo stadio con costanza e disposti anche alle trasferte, sono stati sempre una minoranza, è anche vero che diversi fattori stanno contribuendo a ridurre ulteriormente questo numero. A cambiare è proprio l’approccio al calcio, che adesso sfrutta strumenti nuovi, quali applicazioni innovative e piattaforme di streaming.

In questo senso, lo sviluppo di sistemi pensati appositamente per visionare tutta una serie di statistiche sportive in un’unica applicazione sta portando a una nuova forma la relazione tra tifosi e lo sport in generale, e i singoli match e giocatori in particolare. Queste applicazioni permettono infatti di studiare volumi incredibilmente alti di dati, allo scopo di elaborare pronostici attendibili in oltre il 75% dei casi. Si tratta di una rivoluzione che interessa tutto lo sport nel suo complesso, e che influenza profondamente il modo in cui gli sportivi entrano in relazione con le varie partite: le tribune dello stadio lasciano il posto a un’analisi più fredda e sistematica, condotta tramite app.

Il fenomeno delle analisi statistiche applicate al calcio ha contribuito in maniera significativa all’allontanamento dagli stadi, ma anche la pandemia ha giocato e gioca ancora un ruolo di primo piano. La paura di assembramenti di vario genere e le chiusure sistematiche degli stadi hanno portato questi ultimi a svuotarsi, e ancora adesso faticano a ritrovare il volume di tifosi che caratterizzava il periodo prima del covid-19.

Il fenomeno degli stadi vuoti, inoltre, è bilanciato da un fenomeno che in pratica tende a riempire i divani dei salotti delle case: si fa qui riferimento al boom delle piattaforme di streaming che hanno ottenuto le esclusive per le partite dei principali campionati italiani e stranieri. Anche questo fattore influenza in maniera decisiva l’approccio del tifoso allo sport, poiché stimola un rapporto più domestico e individuale tra sportivi e partite, indipendentemente dalla loro importanza. Non a caso, si comincia a parlare di smart supporting, con un’espressione che fa il verso allo smart working che si è imposto più che mai in epoca di pandemia, e che sintetizza perfettamente la voglia di tifare, sì, ma da casa.

Una questione di età

Un ultimo fattore, molto più naturale rispetto alla contrazione del pubblico da stadio voluta da pandemia e sviluppo di risorse digitali, riguarda direttamente l’età dei tifosi. Il pubblico, senza mezzi termini, sta invecchiando, perché i giovani stanno sviluppando nuovi gusti e un diverso rapporto con la formula sportiva del calcio. Volendo, si può mettere anche questo fattore in relazione allo sviluppo dell’era digitale: i più giovani, abituati a social e a input di varia natura, proposti loro in continuazione, perdono facilmente l’interesse e non hanno materialmente la concentrazione e la voglia necessarie a seguire 90 minuti di partita, con eventuali supplementari e rigori.

Il quadro che è stato ricavato da alcune interviste condotte dall’ECA (Associazione dei Club Europei di calcio) non è dei più positivi: i più giovani non dimostrano interesse per il calcio, mentre alcuni abbandonano le tifoserie dopo un primo entusiasmo in vista di altri passatempi e attività diverse, per loro più stimolanti. Tengono duro, ovviamente, i grandi match, che riescono a polarizzare l’attenzione dei tifosi più anziani, così come dei cosiddetti Millennials.

Nei giovani più che negli altri tifosi si percepisce chiaramente la voglia di intrattenersi e divertirsi insieme, allontanandosi dunque dalle tifoserie nel senso tradizionale del termine, e riconvertendo tutto nel linguaggio dei social network: non seguono più il calcio per una squadra del cuore, dunque, ma diventano follower di un giocatore indipendentemente dalla maglia.

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