Torino, il 18enne Alex Pompa di Collegno che ha ucciso il padre violento per difendere la madre da un’aggressione, ha sostenuto oggi, 22 giugno, l’esame di Maturità all’istituto alberghiero Prever di Pinerolo. “I professori ci hanno tenuto a dirci che è andato tutto bene, è una grande gioia che abbia raggiunto questo traguardo“, ha dichiarato l’avvocato Claudio Strata, che ha accompagnato il ragazzo.
Torino, Alex ha sostenuto la maturità: uccise il padre violento che picchiava la madre
“La scuola è stata di grande supporto. È stata un punto di riferimento e lo sarà per tutta la vita. Ringrazio tutti per il sostegno e la vicinanza“, ha detto il 18enne, come riporta La Stampa.
Il caso
Nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio, Pompa ha accoltellato il padre per difendere la madre dall’ennesima aggressione nella loro abitazione di Collegno. Il 18enne si trova agli arresti domiciliari a casa dell’amico e compagno di classe Fabio. Come richiesto dalla scuola e dai suoi legali, il ragazzo ha sostenuto l’esame di Stato in presenza, accompagnato proprio dall’amico Fabio. Il giovane ha portato all’esame un elaborato sul turismo enogastronomico.
Terminato l’esame, Alex ha parlato al telefono con Barbara Azzarà, consigliera delegata all’Istruzione della Città Metropolitana di Torino, che ha fatto da tramite con il Miur in questi mesi. Sul caso si era infatti espressa anche la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina, che aveva appoggiato l’ipotesi di permettere al ragazzo di sostenere l’esame. Pompa dovrà ora prepararsi al processo che lo vede accusato di omicidio.
Il preside della scuola
Il preside Rinaldo Merlone dell’Iis Prever di Pinerolo: “Esame senza turbamenti. Era giusto che Alex affrontasse l’esame senza favoritismi ma anche senza turbamenti”.
Aggiunge
“Siamo contenti che Alex abbia potuto svolgere la propria prova come tutti gli altri, senza disturbi mediatici o altri problemi. Rientrava nei nostri obiettivi far sì che anche lui avesse i suoi diritti tutelati per sostenere la prova esattamente come tutti i suoi compagni e come sarebbe accaduto se non ci fosse stato questo fatto. Come sistema formativo ci dovevamo battere prima perché facesse l’esame, poi perché lo facesse come tutti gli altri”.