Site icon Occhio Notizie

A Torino hanno creato una birra ed un sorbetto seguendo una ricetta di 5000 anni fa incisa su un sarcofago egizio

La birra dei Faraoni, ricreata la bevanda di 5000 anni fa

La birra dei Faraoni, ricreata la bevanda di 5000 anni fa

A Torino è stata ricreata la birra dei Faraoni con una ricetta di 5mila anni fa. Una bevanda colore rosso e ottenuta attraverso la fermentazione naturale del grano Kamut coltivato lungo le sponde del Nilo. Per l’occasione, e per i 200 anni dell’Egizio,  Leonardo La Porta ha creato il sorbetto alla Rufus, composto all’85 per cento da birra e al 15 per cento da acqua e zucchero.

Torino, ricreata la birra ed un sorbetto dei Faraoni con una ricetta di 5mila anni fa

In fondo è archeologia anche questo, ricreare una birra di 5 mila anni fa, la cui ricetta era intagliata sul coperchio di un sarcofago, cercando di avvicinarsi il più possibile ai metodi di produzione di allora. L’idea è venuta a Mauro Mascarello, da quasi un quarto di secolo titolare del birrificio Torino di via Parma. Poi Leonardo La Porta, patron della cremeria Miretti di corso Matteotti, ci ha messo il suo solito estro inventandosi il sorbetto dei faraoni. Due omaggi che Torino riserva ai 200 anni del Museo Egizio, l’evento clou di questo 2024.

La birra rosso sangue, la “Rufus”

La “Rufus” (un aggettivo latino che significa “rosso” o “fulvo”) è nel menù del birrificio Torino da almeno una quindicina d’anni, da quando cioè un’egittologa chiese per conto del museo a Mascarello di provare a ricreare la birra degli antichi Egizi, dall’inconfondibile colore rosso e ottenuta attraverso la fermentazione naturale del grano Kamut coltivato lungo le sponde del Nilo. Il risultato è una bevanda leggermente mussante e dalla bassa gradazione alcolica.

Questa bevanda veniva offerta in una serie di serate conviviali all’interno dell’Egizio, spillata in coppe realizzate da un artigiano su calchi originali dell’epoca. E come spesso accade per la terra dei Faraoni, anche qui la storia si intreccia con la leggenda. In una vicenda che per certi versi ricorda il diluvio universale, il dio Ra, infastidito dalla poca devozione degli uomini, scatenò sulla Terra la temibile dea Sekhmet, dal corpo di donna e testa di leone, perché punisse empi e miscredenti. Sekhmet dimostrò però una ferocia capace di impressionare lo stesso Ra, spaventato dall’idea che nessuno sopravvivesse alla sua furia distruttiva. Per fermarla si inventò uno stratagemma: offrirle 7 mila coppe di birra rossa come il sangue, fino a farle perdere i sensi e trasformarla al suo risveglio in un ben più mansueto micetto.

Ora come allora per la Rufus usiamo soltanto grano kamut, per quando la preparazione originale prevedesse l’aggiunta di argilla e altri coloranti per renderla più simile al sangue. Per il bicentenario dell’Egizio torneremo alla ricetta studiata 15 anni fa, sperando di replicare le serate di degustazione nelle sale del museo”,  garantisce Mascarello.

Un gelato sulle sponde del Nilo

Un’occasione che Leonardo La Porta non si è lasciato scappare, lui che ha dedicato le proprie creazioni a tutti i grandi eventi torinesi degli ultimi anni. Per l’Eurovision e l’arrivo dei Måneskin si inventò, ad esempio, un gelato al pangiallo, tradizionalissimo dolce della pasticceria romana, con aggiunta di gianduia e uvetta.

Per la visita pastorale di papa Francesco nel 2015 fu la volta del curioso “Gusto divino”, sorbetto alla Malvasia della cascina Gilli di Castelnuovo don Bosco, dove secondo i registri lavorò il bisnonno di Papa Bergoglio. E per i 200 anni dell’Egizio il sorbetto alla Rufus, composto all’85 per cento da birra e al 15 per cento da acqua e zucchero, dal colore intensamente rosso e dal gusto leggermente amaro e con vaghe note alcoliche.

 

Exit mobile version