Morte di Totò Schillaci, parla l’amico di infanzia Giuseppe Accardi su una possibile intitolazione del campo di Palermo: “Ci siamo cresciuti. Era un ragazzo perbene: non si è mai montato la testa neanche dopo, nonostante una carriera calcistica che pochi nella storia del calcio possono raccontare”.
Totò Schillaci, l’amico Giuseppe Accardi e l’intitolazione del campo del Palermo
Totò Schillaci, l’indimenticabile eroe delle “Notti Magiche” di Italia ’90, è purtroppo scomparso all’età di 59 anni. Ricoverato all’ospedale Civico di Palermo, Schillaci ha lasciato un vuoto enorme nel mondo del calcio. Giuseppe Accardi, amico d’infanzia di Schillaci, ha proposto di intitolare il campo di Palermo dove sono cresciuti insieme. Questo gesto sarebbe un tributo significativo per onorare la memoria di un campione che ha regalato gioia e orgoglio a tanti italiani.
“Era un ragazzo perbene: non si è mai montato la testa neanche dopo, nonostante una carriera calcistica che pochi nella storia del calcio possono raccontare. Veniva da una famiglia umile, come del resto tutti noi. Totò lavorava da un gommista, ma anch’io per poche lire facevo i mestieri più vari. Aveva qualcosa più di tutti, lui e il cugino Maurizio, che non era solo un talento, era proprio un fenomeno! Totò il senso del gol l’ha sempre avuto, la furbizia era la sua principale caratteristica, appena passava mezza palla lui faceva gol. Quel calcio di strada gli è rimasto anche da professionista. Il problema nel calcio di adesso è proprio questo, manca quella furbizia. Allora era un calcio scaltro imparato dalla vita quotidiana.
Il sacrificio non ci pesava, ci insegnavano educazione e regole. I nostri genitori erano sempre al campo con noi, mio papà, quello di Totò e quello di Maurizio. Eravamo come fratelli, abbiamo vissuto in simbiosi per anni. Il premio della domenica era di stare al campo, con l’allenatore-custode che ci cucinava la pasta al forno. Poi ci faceva fare i raccattapalle in serie D alla Amat, i nostri idoli allora erano quelli che giocavano in prima squadra. Poi ovvio eravamo tutti tifosi del Palermo, lui in primis”.
L’estate del 1982
“Nell’estate del 1982 il presidente dell’Amat trovò l’accordo economico con il Messina, poi si inserì nella trattativa anche il Palermo, che però offrì meno soldi. Ma forse il Messina è stata la sua fortuna. Un’altra battaglia di mercato fu fatta anche dal suo procuratore Caliendo per andare alla Juve, la proprietà del Messina sparava una cifra altissima, e Totò ovviamente voleva la Juve. Poi arrivarono le notti magiche.
Quell’anno avevo giocato proprio a Palermo, tutti in città si sentivano coinvolti per via della sua presenza in nazionale. Città da sempre martoriata, ci mancava come al solito l’acqua anche se l’acqua in realtà ci sarebbe sempre ma questo è un altro discorso, eppure per quelle settimane ci siamo fermati per goderci i suoi gol. Finito il mondiale, il figlio prediletto fu accolto con una festa incredibile.”
I contatti dopo la carriera
“Un paio di anni fa Amat ci ha chiamato per una riunione. Non ti vedi per periodi lunghi, ma quello che è successo a quell’età non lo perdi, siamo tutti legati da un filo sottile che non può essere tagliato neanche oggi che Totò non c’è più.
Ultimamente l’ho visto un’altra volta al campo della sua scuola calcio, al Luois Ribolla, quel campo era il Ferruzza, dove ci allenavamo da ragazzi. Oggi secondo me dovrebbero intitolare l’impianto a lui, è partita da lì la sua storia, una storia che lui non ha mai tradito fino all’ultimo giorno di vita.”