Tragedia funivia del Mottarone, “tanto cosa vuoi che capiti?”
Come riporta La Stampa, Tadini alla procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi, ha dichiarato: “Ho deciso di far girare la funivia con quei dispositivi sui freni di emergenza e ho dato istruzioni”. Per chi indaga, però, non può aver preso da solo questa decisione: i vertici, è l’ipotesi che ha portato ai fermi, dovevano esserne a conoscenza, sia Luigi Nerini, gestore dell’impianto del Mottarone, sia l’ingegnere Enrico Perocchio, tecnico co-responsabile delle manutenzioni.
“Per interesse mettevano a rischio la vita degli altri. Tutti sapevano che il freno restava aperto anche se non doveva”, ha commentato la procuratrice. “L’indagine – ha aggiunto – è appena cominciata, a monte c’è sempre la prima domanda: perché si è spezzato il cavo traente?“.
Lo sfogo di Luigi Nerini
Luigi Nerini, titolare della società che ha in gestione l’impianto, come riporta Il Corriere della Sera, ha detto: “Faccio avanti e indietro su quella cabina tutto il giorno. Se avessi saputo che c’era qualcosa di pericoloso, non avrei mai rischiato la vita dei miei figli“. Il giorno stesso della tragedia Federico e Stefano Nerini, che collaborano entrambi con l’azienda paterna, erano saliti in vetta. “Avrebbero potuto esserci loro”, è l’amara confessione fatta da Luigi a un amico.