Cinque anni fa l’Italia veniva colpita dalla tragedia di Rigopiano. Erano i giorni della grande emergenza neve e tutto l’Abruzzo soffriva dei disagi dell’isolamento. Nella regione, già sconvolta dal maltempo, la mattina del 18 gennaio 2017 si verificarono tre scosse di terremoto di magnitudo importante.
All’interno dell’hotel Rigopiano nel comune di Farindola (Pescara) in quel momento c’erano 40 persone (28 ospiti, di cui quattro bambini, e 12 dipendenti), rimasti ‘imprigionati’, dopo che la forte nevicata aveva bloccato la strada che collegava il rifugio col fondovalle: nonostante gli appelli, infatti, non si era riusciti a trovare una turbina spazzaneve per liberare il percorso.
Cinque anni fa la tragedia di Rigopiano: cosa è successo
Probabilmente proprio a causa delle scosse, a cui seguirono tutta una serie di repliche nel pomeriggio, intorno alle 17 un blocco di neve e detriti si staccò dalla montagna alle spalle del resort, una struttura moderna, realizzata a quota 1.200 metri sul versante pescarese del Gran Sasso.
L’albergo fu completamente travolto: la slavina ne sfondò le pareti e lo spostò di circa dieci metri verso valle. Il bilancio fu pesantissimo: 29 morti e 11 superstiti, miracolosamente sopravvissuti, dopo essere rimasti ore e ore tra le macerie dell’albergo travolto dalla valanga di 1.200 tonnellate che, tagliando la montagna e trascinando via centinaia di alberi, è piombata sulla struttura.
A dare l’allarme, quasi in diretta, fu il cuoco Giampiero Parete che, chiuso nell’auto fuori dalla hall, vide la valanga abbattersi sull’hotel e riuscì ad avvisare al telefono il suo datore di lavoro Quintino Marcella. Nell’albergo c’erano anche la moglie e i due figli di Parete, che saranno poi tra gli 11 superstiti. Marcella si attaccò al telefono per chiamare i soccorsi, ma per tanto, troppo tempo nessuno volle credere alle sue parole: la colonna dei soccorsi partì solo tra le 19:30 e le 20 e ci vollero ore a raggiungere l’albergo. I primi sopravvissuti vennero trovati solo dopo 30 ore, mentre ci vollero 62 ore per estrarre vivo l’ultimo degli 11 superstiti di una tragedia per la quale ancora si devono accertare le responsabilità.