I grandi esportatori come il nostro Paese e la Germania sarebbero i più colpiti da una guerra di dazi, che secondo Goldman Sachs potrebbe bruciare fino a un punto di Pil. Intesa taglia le stime di crescita per quest’anno allo 0,5%, più rischi sulla ripresa.
I dazi e il costo dell’incertezza, perché l’Europa e l’Italia rischiano di pagare più di tutti
Donald Trump ha ottenuto la vittoria nelle elezioni. L’incertezza che ha caratterizzato la sua corsa alla Casa Bianca ora diventa una realtà con cui le nostre imprese dovranno confrontarsi per i prossimi anni. È vero che le sue dichiarazioni elettorali, spesso enfatiche e poco precise, come l’introduzione di nuovi dazi del 10% su tutte le importazioni verso gli Stati Uniti. Queste dovranno essere confermate dalla pratica. Per i mercati, che avevano scommesso su questa possibilità, si tratta di un esito tutto sommato positivo. Mentre i gestori vedono alcune incognite soprattutto sul fronte obbligazionario.
La vittoria di Trump avrà importanti ripercussioni anche per l’Europa, in particolare sul fronte valutario. Secondo Elliot Hentov, responsabile della Macro Policy Research di State Street Global Advisors, il ritorno del tycoon alla Casa Bianca potrebbe spingere ulteriormente al rialzo il dollaro. Anche in virtù della politica commerciale aggressiva che il nuovo presidente intende adottare. Inoltre, se i repubblicani dovessero prevalere anche al Congresso, l’esperto non esclude la possibilità che il dollaro possa superare decisamente l’euro. “Per questo motivo”, afferma Hentov, “la capacità della Commissione Europea di raggiungere un accordo sui dazi all’inizio della nuova amministrazione. Evitando l’atteso aumento del 10%, potrebbe paradossalmente trasformare un euro più debole in un vantaggio”.
“Questo rappresenta una preoccupazione significativa per noi. Dato che l’area dell’Eurozona ha un forte surplus commerciale con gli Stati Uniti, pari a 160 miliardi di dollari, con la parte più rilevante a favore di Italia e Germania”, ha affermato Gregorio De Felice, chief economist e responsabile del dipartimento Intesa Sanpaolo Research, durante la presentazione del Rapporto “Analisi dei settori industriali” di ottobre 2024, realizzato in collaborazione con Prometeia. “Tutti e due questi paesi saranno i più colpiti dai possibili dazi imposti dagli Stati Uniti”. Tuttavia, secondo De Felice, un fattore che potrebbe attenuare l’impatto economico è il rafforzamento del dollaro. “Sebbene i dazi possano peggiorare la situazione, il rafforzamento del dollaro potrebbe, al contrario, favorire le esportazioni europee”, ha aggiunto.
Cosa succederà al mercato valutario
Gli analisti di Ebury ritengono che il “Trump trade” possa continuare a beneficiare il dollaro: attualmente, l’euro è scivolato a 1,0703 nei confronti del biglietto verde, con una perdita dell’1,79%, mentre il dollaro guadagna l’1,48% rispetto allo yen, salendo a 153,86. Tuttavia, la valuta americana non è l’unica che potrebbe trarre vantaggio dalla politica del presidente. “La riduzione delle imposte e l’aumento dei prezzi delle importazioni potrebbero alimentare l’inflazione”, spiegano gli esperti di Ebury. “E in tal caso non sarebbe escluso un rifugio verso le valute sicure”.
In particolare, si fa riferimento al franco svizzero, mentre si prevede che le monete di Paesi fortemente legati alla Cina, come il dollaro australiano e neozelandese, potrebbero incontrare difficoltà. Per quanto riguarda il mercato latinoamericano, concludono gli analisti, “ci aspettiamo una debolezza significativa del peso messicano, a causa della volontà di Trump di imporre dazi superiori al 200% sulle importazioni dal Messico”.