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Tumore alla tiroide: cause, sintomi, cure e sopravvivenza | Cosa sappiamo

Quali sono le cause del tumore alla tiroide? Con quali sintomi si manifesta inizialmente? Quali sono le cure e soprattutto, quali sono le aspettative di sopravvivenza con questa malattia? Ecco tutto quello che c’è da sapere al riguardo.


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Tumore tiroide: cause, sintomi, cure e sopravvivenza

Il tumore della tiroide origina dall’omonima ghiandola, situata a livello della linea mediana del collo davanti alla trachea; rende conto del 2-3% dei tumori e si sviluppa soprattutto nei giovani adulti e negli over 60. Nelle donne l’incidenza ha un rapporto di 3:1 rispetto agli uomini.

I sintomi più frequenti del tumore della tiroide sono:

Per la diagnosi sono in genere necessari:

Il trattamento del tumore della tiroide può avvalersi di:

I tumori della tiroide possono essere:

La sopravvivenza generale è molto elevata (oltre il 90% a 5 anni dalla diagnosi nelle forme differenziate).

Cause

La tiroide è una ghiandola che si trova alla base della gola, vicino alla trachea; ha la forma di una farfalla, con un lobo destro e un lobo sinistro. L’istmo, un sottile pezzo di tessuto, collega i due lobi. Una tiroide sana è larga 6-7 cm e alta circa 3 e non viene percepita alla palpazione.

La tiroide fa grande uso dello iodio per produrre diversi ormoni, utili per esempio a controllare la frequenza cardiaca, temperatura corporea e la velocità con cui il cibo viene trasformato in energia (metabolismo).

Una massa di cellule tumorali all’interno della tiroide prende il nome di nodulo: i noduli tiroidei sono benigni nel 90% dei casi, ma una volta diagnosticati andranno seguiti e monitorati nel tempo per valutarne il ritmo di crescita.

La causa esatta per cui nasce un tumore è solo raramente individuabile, più spesso rimane sconosciuta, ma è possibile elencare invece una serie di fattori di rischio che aumentano la possibilità di svilupparlo:


 

 


Classificazione

Il tumore della tiroide può essere classificato in:

Sintomi

Nelle fasi iniziali il tumore della tiroide tende ad essere del tutto asintomatico. Con il passare del tempo si accresce progressivamente, condizione che porta allo sviluppo di sintomi dovuti alla compressione delle strutture circostanti:

Nelle fasi avanzate della malattia, in caso di tumore maligno, è altamente probabile la diffusione di metastasi in diversi organi, tra le sedi più comuni ricordiamo:

In tali casi al quadro clinico precedente si aggiungono sintomi specifici in base alla sede raggiunta dalle metastasi, ad esempio:

Diagnosi

Il percorso diagnostico parte un’anamnesi accurata e da un esame obiettivo dettagliato e approfondito.

L’anamnesi consiste nella formulazione da parte del medico di diverse domande da rivolgere al paziente, per raccogliere informazioni su:

L’esame obiettivo mira al riconoscimento di tutti i sintomi e segni clinici che il paziente manifesta, nel caso specifico si focalizza sul collo, attraverso l’osservazione e la palpazione di eventuali gonfiori o di noduli.


 


 

Sulla base dell’anamnesi e dell’esame obiettivo è possibile porre un’ipotesi diagnostica di tumore della tiroide, che dovrà in tutti i casi essere confermata da esami di laboratorio, esami strumentali e dalla biopsia.

Con gli esami del sangue si valutano gli ormoni tiroidei ed altri parametri come il TSH, fT3 e fT4, la tireoglobulina e la calcitonina. Possono essere utili anche i marcatori tumorali che tuttavia non permettono di formulare diagnosi ma sono molto utili nella gestione post-trattamento (follow-up), e nell’identificazione precoce di un’eventuale ripresa della malattia.

L’ecografia è lo strumento indispensabile e fondamentale per lo studio della tiroide e dei suoi noduli. Essendo un esame ripetibile e non invasivo (non utilizza le radiazioni ionizzanti come la TC, ma onde sonore del tutto innocue) permette di valutare:

Una volta raccolte tutte le informazioni disponibili, il nodulo viene a ricadere all’interno di un determinato pattern che potrà essere del tutto benigno o a rischio di malignità. In caso di nodulo identificato come “a rischio”, sarà richiesta la biopsia per avere la conferma definitiva.

La biopsia è indispensabile per la diagnosi di un tumore tiroideo maligno. È un esame invasivo che si basa sulla raccolta di un frustolo di cellule tiroidee con strumenti appositi, che vengono studiate al microscopio da un anatomo-patologo, il quale porrà eventualmente la diagnosi di tumore maligno.

La biopsia può avvenire tramite:

La scintigrafia tiroidea è un esame che si avvale dell’utilizzo di un tracciante radioattivo a base di Iodio-131, il quale una volta deglutito viene captato dalle cellule tiroidee. A seconda della diversa captazione dei diversi noduli si potrà parlare di:

Nella maggior parte dei casi il nodulo freddo è quello più a rischio di malignità.

La TC è un esame che viene effettuato per capire quale sia l’estensione del tumore nelle zone limitrofe e soprattutto se esso si sia diffuso a distanza sottoforma di metastasi in diversi organi.

Quindi la TC-collo o TC- total body sono fondamentali per la stadiazione del tumore, a sua volta parametro fondamentale per eseguire il trattamento più adeguato ed efficace. Stessa funzione per la risonanza magnetica.

Cura

La scelta del trattamento in caso di tumore della tiroide dipende da diversi fattori tra cui:

In maniera del tutto generale si può affermare che nelle fasi iniziali il tumore può essere trattato con l’intervento chirurgico risolutivo o con radioterapia con prognosi positiva; qualora il tumore abbia invaso le strutture locali, con metastasi linfonodali e a distanza, allora oltre che l’intervento chirurgico andranno eseguiti cicli di chemioterapia e terapia radio-metabolica.

L’intervento chirurgico è considerato il trattamento di elezione per tutte le forme iniziali con tumore confinato a livello cervicale. L’intervento può prevedere:

Durante la degenza post-operatoria è possibile che insorgano lievi complicanze secondarie all’intervento chirurgico come dolore, gonfiore disfonia; quest’ultima è temporanea nel 98% dei casi ed è dovuta allo stress chirurgico subito dal nervo ricorrente durante l’intervento, con difficoltà a parlare e voce estremamente bassa.

Dopo l’intervento chirurgico sarà necessario effettuare una terapia ormonale sostitutiva che consiste per il paziente nell’assunzione per tutto il resto della vita di ormoni tiroidei (l-tiroxina) per compensare la carenza di quelli endogeni.

La terapia radio-metabolica sfrutta l’emissione di radiazioni ionizzanti da parte dello Iodio-131 per distruggere le cellule tumorali.

Lo Iodio-131 è un isotopo radioattivo che viene captato soltanto dalle cellule tiroidee ed eventualmente da quelle tiroidee tumorali. Una volta che lo I-131 si è accumulato all’interno delle cellule tumorali tiroidee emette radiazioni distruggendole (stesso principio della radioterapia). Tale emissione dura circa 1 settimana, è opportuno perciò per il paziente, in tale lasso di tempo, evitare contatti stretti con familiari soprattutto bambini e donne gravide, ed evitare luoghi affollati (cinema, ristoranti,..).

La radioterapia può essere utilizzata nelle forme iniziali del tumore, quando è ancora confinato a livello cervicale. Di solito si associa all’intervento chirurgico o alla terapia radio-metabolica.

La chemioterapia è indicata per le forme avanzate con presenza di metastasi a distanza. È un trattamento che prolunga la sopravvivenza di diversi mesi con effetti avversi importanti (perdita dei capelli, nausea e vomito, ulcerazioni del cavo orale, diarrea,…).

Terminato l’iter terapeutico, ogni paziente viene sottoposto ad un rigido follow-up con valutazione a distanza del suo stato di salute. Ad ogni nuovo incontro con il medico può essere necessario eseguire esami del sangue o esami di imaging come ecografia e TC.

Da un punto di vista generale la sopravvivenza a 5 anni dal momento della diagnosi è molto elevata (oltre il 98% secondo statistiche americane), ma con un’importante distinguo:

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