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Tunisino arrestato dopo sbarco migranti a Salerno, parla l’imprenditore beneventano: “Così ho salvato quell’uomo ma non chiamatemi eroe”

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L'imprenditore di Benevento

Tunisino arrestato dopo sbarco migranti a Salerno, parla l’imprenditore di Benevento che ha recuperato lo straniero in mare: “Chiedeva aiuto era un mio dovere ma non chiamatemi eroe”. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.

Salerno, tunisino arrestato dopo lo sbarco migranti: parla imprenditore di Benevento

Non chiamatemi eroe, semplicemente ho fatto il mio dovere”: è la sintesi perfetta della grande umanità di Mario Cangiano, imprenditore del settore food di Benevento che lunedì mattina era uscita in barca, nella Costiera Amalfitana, per godersi qualche ora di relax. Alla fine però ha salvato un migrante, il tunisino poi arrestato perché su di lui pendeva già un decreto di espulsione, che si era buttato a mare dalla nave attraccata al porto, la Geo Barets, per fuggire.

«Quando vai per mare per stare solo» commenta con un post social, facendo rimbalzare la notizia di quanto accaduto soltanto 48 ore fa. «Ho visto una mano, poi un uomo che chiedeva aiuto in mare, poi della plastica nera che galleggiava e che probabilmente nascondeva altro. Quindi non poteva essere qualcuno cascato accidentalmente da una barca. Era qualcuno che si trovava lì con la consapevolezza di essere attrezzato per affrontare la nuotata. Forse si è ritrovato molto al largo e ad un certo punto il mare e il vento non gli hanno consentito un agile rientro, così si è sentito in pericolo. Mentre avviavo il recupero poi ho allertato, quasi nello stesso istante, la Capitaneria. È stato abbastanza impegnativo, non si vedeva granché».

«In un primo momento ho pensato che si trattasse di un marinaio di qualche nave tuffatosi senza calcolare opportunamente la distanza per evitare di sbarcare, poiché era attrezzato con una busta impermeabile di plastica nera ed una custodia subacquea per cellulare. Per tutelare entrambi ho allertato immediatamente la Capitaneria che è intervenuta con velocità e professionalità. Ero in mare dal mattino quindi non avevo seguito il caso della Ong. Successivamente ho unito gli elementi, la rotta che portava vicino all’ingresso del porto di Salerno, gli orari che coincidevano e il fatto che parlava soltanto in arabo, aveva anche tratti arabi. Restano persone sfortunate ed ho provato una grande pena sia durante il salvataggio sia quando l’ho visto in caserma».

«L’unica cosa che posso dirle è che non c’è nulla di eroico, solo l’esercizio di un dovere. Per mare occorre sempre aiutare chi è in difficoltà anche se si è incerti sull’identità della persona e si è in barca da soli. Non c’è eroismo anzi, ahimè, temo di avergli fatto un torto. Ma se lo avessi condotto a terra senza avvertire chi di dovere avrei commesso un reato grave».

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