La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla difesa di Gerardo Cappetta, 56enne di Altavilla Silentina, rendendo definitiva la condanna a 22 anni di reclusione per l’omicidio di Snejana Bunacalea, la badante moldava trovata senza vita il 5 marzo 2020 nella vasca da bagno dell’abitazione dell’anziana che assisteva.
Altavilla Silentina, confermata la condanna per Gerardo Cappetta
La sentenza, pronunciata dai giudici della prima sezione della Suprema Corte, conferma il verdetto già emesso nell’aprile 2023 e successivamente ratificato a giugno dello stesso anno dalla Corte d’Assise d’Appello. Il ricorso, avanzato dall’avvocato difensore Michele Sarno, è stato rigettato, consolidando così la ricostruzione accusatoria sostenuta dalla Procura e dal legale di parte civile, l’avvocato Angelo Mancino.
Secondo quanto accertato nel corso del processo, la morte di Snejana Bunacalea non fu il risultato di un malore improvviso né di una crisi epilettica, come inizialmente ipotizzato dalla difesa. La donna, infatti, non scivolò accidentalmente nella vasca, ma fu deliberatamente spinta con la testa sott’acqua da Cappetta, che la costrinse più volte contro la superficie della vasca fino a provocarne l’annegamento.
L’uomo, ex benzinaio e dipendente delle Poste Italiane, era ossessionato da Snejana, con la quale intratteneva da tempo una relazione clandestina. Come emerso dalle motivazioni della sentenza di primo grado, la vittima era disposta a troncare la relazione con il fidanzato ufficiale e a legarsi esclusivamente a Cappetta, ma a una condizione: il 56enne avrebbe dovuto sposarla e consentirle di trasferire i propri figli ad Altavilla Silentina, nella sua abitazione.
La gelosia come movente
Nonostante il forte sentimento dichiarato per la donna, Cappetta era terrorizzato dalle responsabilità che tale scelta avrebbe comportato. Allo stesso tempo, però, non accettava l’idea che Snejana potesse continuare a frequentare un altro uomo.
La sera dell’omicidio, la donna si stava preparando per un appuntamento con il fidanzato ufficiale, organizzato in anticipo per festeggiare il suo compleanno. Sarebbe stato proprio questo dettaglio a scatenare la furia incontrollata dell’imputato. Secondo la ricostruzione processuale, Cappetta aggredì Snejana colpendola con schiaffi, calci e pugni, fino a immobilizzarla, afferrandole la testa e spingendola violentemente sott’acqua, causandone la morte per annegamento.
Con la decisione della Cassazione, si chiude definitivamente il procedimento giudiziario, confermando la responsabilità di Cappetta e la condanna a 22 anni di reclusione.