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Uccise a martellate il padre nel Reggiano, annullata la condanna a 24 anni per Marco Eletti: processo da rifare

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Marco Eletti e il padre

Uccise il padre a martellate a Reggio Emilia: annullata la condanna di 24 anni per Marco Eletti. La sentenza è stata emessa nella giornata odierna, martedì 5 novembre, dalla Cassazione con rinvio in appello. Sarà quindi necessario un nuovo processo in appello per esaminare la questione della premeditazione.

Uccise a martellate il padre a Reggio Emilia, annullata condanna per Marco Eletti

La Corte di Cassazione ha annullato, con rinvio in appello, la condanna a 24 anni e due mesi di reclusione per Marco Eletti, 36enne riconosciuto colpevole di omicidio premeditato del padre e tentato omicidio della madre. Sarà quindi necessario un nuovo processo in appello per esaminare la questione della premeditazione. La decisione è stata comunicata nella serata odierna, martedì 5 novembre.

Il delitto

I fatti per cui Eletti è stato condannato si sono verificati a San Martino in Rio il 24 febbraio 2021. Il 36enne, che ha confessato il reato, era stato condannato sia in primo che in secondo grado per aver ucciso il padre, Paolo, 58 anni, colpendolo con un martello nell’abitazione familiare. Inoltre, aveva tentato di uccidere la madre, Sabrina Guidetti, che era riuscita a salvarsi dopo essere stata trovata narcotizzata e con i polsi tagliati accanto al corpo del marito lo stesso giorno.

Fin da subito, i sospetti si erano concentrati sul figlio della coppia, un grafico appassionato di scrittura e con un passato di apparizioni televisive, avendo partecipato al quiz di Rai1 “L’Eredità”. Era stato lui a contattare il 118, affermando di aver trovato i genitori in quello stato nella loro abitazione.

La confessione

Inizialmente, il giovane aveva negato ogni accusa, ma durante il processo a suo carico aveva poi confessato. “Devo riconoscere, sia a voi che a me stesso, le responsabilità che ho in merito a quanto accaduto. – aveva dichiarato – È passato molto tempo da quando è successo tutto questo. In questo periodo, molte persone, tra cui avvocati e familiari, mi sono state vicine e mi hanno aiutato a riflettere su quanto avvenuto”.

Tra le aggravanti contestate dalla Procura, oltre alla premeditazione, vi era anche quella relativa ai legami di parentela con la vittima. Tuttavia, questa accusa è stata esclusa durante l’udienza preliminare, poiché il test del Dna ha dimostrato che Paolo non era il padre biologico di Marco.

Il movente

Secondo l’accusa, il movente sarebbe da ricondurre alla scoperta di una doppia vita legata a un’altra identità di genere del padre. Inoltre, vi sarebbero state questioni legate alla casa di famiglia, che i genitori non intendevano lasciare, mentre il figlio desiderava ereditare fin da subito.

La premeditazione è stata accertata sia dai giudici di Reggio Emilia che dai magistrati in appello, ma è stata costantemente contestata dalle difese. Anche di fronte alla Corte Suprema, gli avvocati difensori Domenico Noris Bucchi e Luigi Scarcella hanno sostenuto che fosse stata pianificata esclusivamente l’aggressione alla madre, escludendo quella al padre, affermando che il delitto fosse il risultato di un gesto impulsivo.

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