Guerra

Ucraina, lettera a media internazionali: il nuovo linguaggio per descrivere il conflitto

In una lettera aperta: "Bandite alcuni termini che non rappresentano la verità"

L’Ucraina chiede di utilizzare un nuovo linguaggio in una lettera aperta ai media internazionali. La nazione chiede di non utilizzare alcuni termini perché non rappresentano la verità. “No a conflitto ucraino o crisi ucraina; guerra di Putin; aree detenute dai separatisti; a espansione se riferita a Nato; a pari prospettive tra posizione russa e ucraina

La lettera aperta dell’Ucraina ai media internazionali: un  nuovo linguaggio per descrivere un conflitto

L’Ucraina, con i suoi massimi rappresentanti, si rivolge ai media e giornalisti del mondo e chiede l’adozione di una serie di accorgimenti nei racconti di guerra. In una lettera aperta, sono elencate richieste e motivazioni di termini ed espressioni da bandire e del nuovo linguaggio da utilizzare per descrivere il conflitto. “Alcune parole non sono ovvie, ma vitalmente importanti per noi e per la rappresentazione della verità“, si legge.

Nella lettera aperta vengono elencati i sei punti principali analizzati

Prima regola: No all’uso di termini come “crisi”, “conflitto”, “operazione militare” accostati all’aggettivo “ucraino”, come in denominazioni del tipo “crisi ucraina”, “conflitto ucraino”. “Questa è una invasione in piena scala, ed una guerra contro l’invasione dell’Ucraina. Vi domandiamo queste formulazioni: “guerra della Russia in Ucraina”, e/o “invasione russa dell’Ucraina”, soprattutto nelle didascalie, nei titoli, negli attacchi dei pezzi, negli hashtag“.

Seconda regola: bandita l’espressione “guerra di Putin”. “Anche se la tentazione è credere che questa guerra sia cominciata per volere del presidente russo, i sondaggi di organizzazioni come Savanta, ComRes e Vciom raccolti sulla domanda ‘i russi vogliono la guerra?’ riferiscono che silenziosamente la maggioranza dei russi, circa il 60%, la sostiene. Il pubblico supporto a Putin durante la prima settimana di confitto è salito in Russia dal 60 al 71%. Ciò nonostante i deliberati attacchi contro i civili. Il fatto che molti russi non abbiano accesso a informazioni di media indipendenti, non li solleva dalla responsabilità di prendere le distanze“.

Terza richiesta: No all’uso di espressioni come “aree detenute dai separatisti” quando si parla di Donetsk e Luhansk. “Per favore considerate l’uso di ‘proxy russi'”. Questa l’argomentazione addotta: “Molti media parlano degli pseudo referendum del 2014 nei territori ucraini del Donetsk, della Crimea e degli oblast del Luhansk per giustificare l’invasione russa. Questo è ingannevole. Questi territori sono stati occupati ed annessi dalle forze militari russe nel 2104. La Crimea in una inequivocabile violazione delle leggi internazionali. La guerra nel Donbas è stata orchestrata e sostenuta dallo stato russo. I pseudo-referendum non sono riconosciuti dalla comunità internazionale“.

Quarta regola suggerita: “E’ un errore trattare la posizione russa ed ucraina nell’ottica di ‘due pari prospettive’. Le posizioni russe si basano su menzogne e propaganda; sulla negazione dell’esistenza dell’Ucraina come nazione e stato. La propaganda russa non è solo ‘comunicazione strategica’ o un altro punto di vista, è l’uso della disinformazione per giustificare l’uccisione di migliaia di civili ed una guerra non provocata”.

Quinta richiesta: Stop inoltre all’uso dell’espressione “espansione” riferita alla Nato. “Così si perpetua la giustificazione della guerra indotta dal Cremlino e si ignora la voce democratica degli ucraini che vogliono vivere in pace, liberi dall’invasione russa“, si legge. Ed a conclusione del ‘vademecum’ al sesto punto: “vi imploriamo di consultare esperti ucraini. La maggioranza degli esperti internazionali sono specializzati in Russia e nell’Europa dell’est. Vi domandiamo di includere anche quest’altro punto di vista“.

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