Guerra in Ucraina, intelligence di Kiev: “Putin scampato ad un attentato”. Secondo il ministero della Difesa ucraino, il presidente russo sarebbe riuscito a scampare ad un’uccisione.
Guerra in Ucraina, tentato un attentato a Putin
Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino, riporta la notizia del tentativo di uccisione di Putin dopo l’inizio della guerra. “C’è stato un tentativo non molto tempo fa. Si tratta di un’informazione non pubblica e di un tentativo assolutamente fallito. Ma è successo davvero circa 2 mesi fa” ha dichiarato Budanov.
Forse ceceni
Secondo tali indiscrezioni, che vanno provate, sarebbero stati alcuni “esponenti caucasici”. Possibile si riferisca a separatisti ceceni. La Cecenia è una regione della Russia che anni fa tentò di separarsi, dando luogo a 2 conflitti civili, il primo nel 1994 e il secondo nel 1996. A guidare la seconda guerra fu lo stesso Putin, il cui successo, nella violenta repressione, lo rese vincitore alle successive elezioni.
Il precedente del 2000
Già nel 2000 i separatisti ceceni avrebbero tentato di uccidere Putin mentre era in visita in Ucraina. A sventare l’assassinio gli stessi servizi segreti ucraini, allora legati alla Russia così come il Governo. Putin rimase solo poche ore invece dei 2 giorni previsti e l’intelligence arrestò 4 ceceni, presunti attentatori. Pertanto è possibile che egli sia ancora nel loro mirino.
Putin forse ha timori
Secondo alcune fonti, da settimane il presidente Putin si troverebbe rintanato in un bunker circondato solo da pochi fedelissimi e, pare, perfino da un assaggiatore per evitare avvelenamenti.
Egli si è creato ostilità da alcuni oligarchi, il cui potere economico è danneggiato dalle sanzioni, e da fazioni delle Forze armate e dell’élite politica. Ultimamente, si è anche pensato all’Aeronautica militare, giudicata “colpevole” della disfatta in Ucraina. Tuttavia anche queste sono solo indiscrezioni non provate.
Diplomatico russo abbandona l’Onu
Boris Bondarev, consigliere della missione russa alle Nazioni Unite a Ginevra, dal 2019 ha deciso di rassegnare le dimissioni. “Non mi sono mai vergognato così tanto del mio Paese, disapprovo profondamente quello che il mio governo sta facendo e ha fatto da febbraio, e non voglio più essere associato” ha dichiarato l’oramai ex diplomatico.