La distribuzione dei vaccini nelle diverse regioni di Italia rappresenta un mistero o siamo di fronte a delle scelte precise? In alcune regioni, dove la diffusione del Covid sta mettendo in difficoltà l’intero sistema sanitario al punto da entrare in zona rossa, i vaccini arrivati sono di meno rispetto ad altri territori con un tasso di pervasività del virus inferiore e dati pandemici in generale più tranquillizzanti.
Il mistero dei vaccini: Campania penalizzata?
I numeri diffusi dal governo confermano un sistema di distribuzione che lascia più di qualche perplessità. Alla serata di ieri, infatti, in Campania erano state distribuite 534.515 dosi di vaccino (di cui 469.526 già somministrate) rispetto a una popolazione di oltre 5.6 milioni di persone.
Ebbene: se si vanno a confrontare i dati della regione amministrata da Vincenzo De Luca con la distribuzione dei vaccini avvenuta nel Lazio, zona gialla e con una popolazione complessiva di poco superiore a quella della Campania (5.7 mln di persone), il paradosso salta subito all’occhio: 630.650 dosi già consegnate, di cui 508.330 già somministrate – stiamo parlando di 96.135 dosi in più inviate in una regione dove l’emergenza pandemica è per ora meno acuta, rispetto alla Campania che tornerà zona rossa e dove le cronache raccontano di pronto soccorso sotto stress e file di barelle in attesa.
Il caso dell’Emilia Romagna
E che dire dell’Emilia Romagna – attualmente zona arancione – con una popolazione pari a 4.4 milioni di cittadini – che fino a oggi ha ricevuto 559.350 dosi di vaccino (di cui 453.885 già somministrate), ben 24.835 dosi in più rispetto alla Campania.
Ma non è finita qui, l’apparente irrazionalità nella distribuzione, infatti, prosegue. A parità di gravità – quindi andando a confrontare i dati con un’altra regione decretata “rossa” – il Piemonte ha ricevuto 533.050 dosi di vaccino (un migliaio appena in meno della Campania), pur avendo una popolazione nettamente inferiore, pari a 4,3 milioni di persone.
Spostando la lente sul resto della mappa dell’Italia, in un’altra regione di nuovo tornata in rosso come la Basilicata, a fronte di una popolazione di 548mila persone ma con una pressione sugli ospedali tale da decretare il massimo livello di attenzione, sono arrivate appena 62.275 dosi, pari a poco più del 10% della popolazione. E si sta parlando di una zona rossa. Un paradosso se si pensa che in Sardegna – unica regione bianca d’Italia – a fronte di una popolazione di 1.6 milioni di persone, sono state consegnate già 165.380 dosi.
Non va meglio nemmeno tra vicini di casa. In una zona arancione come la provincia autonoma di Trento – a fronte di una popolazione pari a 542mila persone – sono giunte 61.850 dosi di vaccino (di cui 50.837 già somministrate), mentre nella confinante Provincia autonoma di Bolzano – zona arancione e una popolazione di 532mila persone, inferiore al Trentino – sono state consegnate già 71.915 dosi.
Va meglio per l’Abruzzo (regione arancione) dove la popolazione è di 1.2 milioni di abitanti e dove sono già arrivate 129.950 dosi di vaccino, poco meno di un terzo rispetto a quelle consegnate alla Campania e al Piemonte, regioni che hanno però una popolazione quattro o cinque volte superiore e una diffusione del virus più allarmante. In Calabria – appena 500mila abitanti più dell’Abruzzo – di vaccini ne sono arrivati invece quasi 193.580.
Avrebbe di che lamentarsi anche la Lombardia, ancora zona rossa nonché una delle regioni che più in Europa sono state martoriate dal virus durante l’ultimo anno: a fronte di una popolazione di poco inferiore ai 10 milioni di persone, sono giunte appena 1.077.630 dosi di vaccino, di cui 794.175 somministrate. Stiamo parlando di poco più del doppio delle dosi rispetto a una regione come la Sicilia, attualmente zona gialla, e con una popolazione pari a 4.8 milioni di persone, dove sono state già consegnate 526.225 vaccini – appena ottomila in meno rispetto alla Campania (zona rossa e con un milione di persone in più).
Considerando che una volta giunte in Italia, le dosi vengono distribuite secondo le direttive del Ministero della Salute, viene da chiedersi quali siano stati fino ad oggi il metodo e i parametri utilizzati nella scelta distributiva. La nuova gestione del generale Francesco Paolo Figliuolo, voluto dal governo guidato da Draghi, dovrà in qualche modo venire a capo di questo arcano. Per tacer del governatore De Luca che si sta già organizzando: “Oltre che aspettare la distribuzione dei vaccini ci muoviamo in due direzioni: acquistare qualche milione di dosi sul piano mondiale e lavorare per una ristrutturazione di aziende campane per produrre qui i vaccini”. Come dire: chi fa da sé, fa per tre.