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Vaiolo delle scimmie, cos’è e come si trasmette il virus e quali sono i sintomi

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Il vaiolo delle scimmie è una malattia infettiva virale identificata per la prima volta nel 1958 in alcuni macachi cinomolghi (Macaca fascicularis) tenuti in cattività; da qui il nome della patologia, conosciuta anche come “monkeypox” e rinominata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in Mpox. Viene trasmessa all’uomo dagli animali infetti (zoonosi) ma è possibile anche l’infezione interumana od orizzontale, entrando in contatto con i fluidi corporei di una persona positiva. Come indicato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), a provocarla è un virus appartenente al genere Orthopoxvirus della famiglia Poxviridae, il Monkeypox virus, affine al virus che provoca il vaiolo umano – Variola -, al Vaccinia (usato nel vaccino contro il vaiolo) e al cowpox virus. L’ISS specifica anche che, sebbene appartenente alla stessa famiglia del patogeno responsabile del vaiolo umano, rispetto a quest’ultimo ha una minore trasmissibilità e provoca una malattia meno grave.

Vaiolo delle scimmie, cos’è e come si trasmette il virus: i sintomo

Il virus del vaiolo delle scimmie può essere trasmesso “attraverso un morso o il contatto diretto con sangue, liquidi organici o lesioni di un animale infetto”, sottolinea l’ISS. Si tratta dunque una malattia zoonotica, cioè che può essere trasmessa da un animale all’uomo. I principali vettori sono piccoli mammiferi. La trasmissione può avvenire anche attraverso il contatto con oggetti contaminati (fomiti) dal virus e, come indicato, tra esseri umani. Quattro studi pubblicati sull’autorevole rivista scientifica Eurosurveillance hanno rilevato la trasmissione sessuale.

Il vaiolo delle scimmie è una patologia endemica in Africa centrale e occidentale, ma nella storia recente ha dato vita a epidemie anche al di fuori del suo areale tipico. Dalla primavera del 2022 l’Mpox si è diffuso in numerose nazioni. Secondo l’ultimo bollettino del Ministero della Salute, pubblicato ad agosto 2024, in Italia sono state contagiate dal Monekypox virus 1.056 persone. Mercoledì 14 agosto 2024 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato l’emergenza sanitaria continentale in Africa, a causa dell’aumento dei casi del 160 percento e dei decessi del 19 percento. L’Africa CDC ha annunciato che sono stati registrati 14.000 infezioni e 524 decessi, la maggior parte dei quali concentrati in Congo. Recentemente la variante Clade 1 del virus, la più pericolosa, è stata identificata per la prima fuori dall’Africa (in Svezia). Ecco tutto ciò che sappiamo sulla patologia.

I sintomi del vaiolo delle scimmie

La patologia ha un periodo di incubazione medio di una dozzina di giorni (intervallo compreso tra una e tre settimane) e normalmente si risolve da sola nel giro di alcune settimane. Tra i segni e sintomi indicati dall’ISS figurano febbre, cefalea, mal di schiena, affaticamento, linfonodi gonfi e una sensazione di malessere generalizzata. L’UK Health Security Agency (UKHSA) segnala anche i brividi. A uno o più giorni dall’insorgenza della febbre emerge “eruzione cutanea pustolare”, con lesioni che di norma compaiono prima sul volto e poi si diffondono nel resto del corpo. L’eruzione cutanea si evolve nel corso dei giorni fin quando le pustole non formano una crosta e cadono, talvolta lasciando una cicatrice sulla pelle. La guarigione avviene di norma tra le 2 e le 4 settimane. La mortalità è di circa il 10 percento in Africa nelle persone non vaccinate contro il vaiolo umano; quest’ultimo aveva una mortalità del 30 percento prima della sua eradicazione grazie al vaccino.

Come si trasmette il vaiolo delle scimmie

Come spiegato poc’anzi, il vaiolo delle scimmie o Mpox è una zoonosi, ovvero una malattia infettiva che può essere trasmessa da un animale. Nelle aree in cui la patologia è endemica, cioè nei Paesi dell’Africa centrale e occidentale, la trasmissione avviene principalmente attraverso i morsi ed entrando in contatto diretto con carne, sangue e altri fluidi corporei degli animali infettati dal Monkeypox virus. Tra le specie serbatoio figurano alcuni piccoli mammiferi come i ratti del Gambia e i cani della prateria; furono proprio questi ultimi a scatenare un focolaio negli USA nel 2003, con oltre 70 casi diagnosticati. Sebbene venga chiamato vaiolo delle scimmie, i primati non sono specie serbatoio ma vengono facilmente infettati dal patogeno.

È possibile anche il contagio da uomo a uomo (trasmissione secondaria), sebbene non sia facile come avviene con altri patogeni. Una principale via di trasmissione è legata al contatto con le lesioni cutanee e gli oggetti contaminati da una persona positiva, come vestiti e lenzuola. Anche per queste ragioni è agevolata la trasmissione sessuale. Possibile anche la trasmissione aerea; ciò significa che ci si può infettare entrando in contatto con le goccioline respiratorie (droplet e aerosol) rilasciate da una persona positiva. L’ISS sottolinea che deve trattarsi di un “prolungato faccia a faccia”. Il Monkeypox virus è coinvolto anche nella trasmissione verticale, cioè quello da una donna incinta al feto nel grembo. Il contagio tra persone resta comunque piuttosto difficile, come specificato anche dal dottor Colin Brown, Direttore delle Infezioni Cliniche ed Emergenti dell’UKHSA: “È importante sottolineare che il vaiolo delle scimmie non si diffonde facilmente tra le persone e il rischio complessivo per il pubblico in generale è molto basso”.

Quali sono le raccomandazioni e le misure preventive da seguire

Nel caso in cui compaiano sintomi come febbre, linfonodi gonfi ed eruzione cutanea pustolare (vescicole) l’ISS raccomanda di contattare il proprio medico curante e di restare a casa, per evitare di diffondere la potenziale infezione da Monkeypox virus. Il Ministero della Salute indica che le persone entrate in contatto con un positivo (o con i fomiti contaminati) devono essere monitorate per 21 giorni dopo l’ultimo contatto stretto, per verificare l’eventuale comparsa di sintomi. “I contatti devono monitorare la loro temperatura due volte al giorno. I contatti asintomatici non devono donare sangue, cellule, tessuti, organi, latte materno o sperma mentre sono sotto sorveglianza. Durante i 21 giorni di sorveglianza i contatti di caso MPX devono evitare contatti con persone immunodepresse, donne in gravidanza e bambini di età inferiore ai 12 anni”, spiega l’ISS. È disponibile un vaccino contro il vaiolo delle scimmie, ma non è raccomandato per la popolazione generale; esso è infatti destinato alle persone più a rischio come gli operatori sanitari. È interessante notare che chi si è vaccinato contro il vaiolo umano anni fa può essere protetto dal vaiolo delle scimmie grazie all’immunità crociata, trattandosi di patogeni appartenenti alla stessa famiglia e piuttosto affini

Come si cura il vaiolo delle scimmie

Al di là della terapia di supporto come avviene per ogni malattia infettiva, non esiste una cura specifica contro il vaiolo delle scimmie. È noto tuttavia che il vaccino contro il vaiolo umano ha una significativa efficacia nel prevenire l’infezione e proteggere in caso di contagio. L’ISS indica un’efficacia contro le manifestazioni cliniche dell’85 percento.

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