Aumentano i casi di vaiolo delle scimmie in Italia. Dopo che l’Oms ha dichiarato l’emergenza sanitaria internazionale, anche l’Ecdc lancia l’allerta in ambito europeo e l’Italia rafforza la vigilanza sul vaiolo delle scimmie. Un’infezione che ultimamente a Nordest sembra correre più velocemente che altrove: dei 9 nuovi casi registrati negli ultimi due mesi a livello nazionale, 6 si sono verificati in Veneto e 2 in Friuli Venezia Giulia, mentre l’altro è stato riscontrato in Lombardia, che comunque mantiene il triste primato in termini assoluti. Dalla conferma del primo contagio italiano nel maggio del 2022, infatti, ne sono stati contati 1.056 (di cui 262 collegati a viaggi all’estero), dei quali 441 nelle strutture sanitaria lombarde, a fronte dei 77 veneti e dei 20 friulgiuliani.
Vaiolo delle scimmie, il virus corre a Nordest: 9 casi rilevati in Italia
Proprio da Trieste ieri Riccardo Riccardi, assessore alla Sanità nella giunta Fedriga, ha annunciato: «Indicazioni alle Regioni arriveranno lunedì, come comunicato dal dipartimento del ministero. Siamo allertati e presenti per eventuali misure che potessero arrivare di attività legate alla sorveglianza. Ma stiamo parlando di una situazione sotto controllo al momento, non credo sia questione di fare allarmismi». Secondo il bollettino diffuso dal dicastero della Salute, come avvenuto nel resto del mondo, così anche in Italia la maggior parte dei casi (1.040) ha riguardato persone di genere maschile e l’età mediana è stata di 37 anni in una forbice che va dai 14 ai 71. Gli uffici ministeriali ricordano le modalità di trasmissione del virus che causa il Mpx: «Per contatto diretto con le lesioni della pelle e delle mucose o con i fluidi corporei; durante l’attività sessuale; nei faccia a faccia prolungati, attraverso goccioline di saliva (droplets); toccando oggetti contaminati (come indumenti, asciugamani, lenzuola, stoviglie)».
I sintomi sono eruzioni con vescicole in qualsiasi parte del corpo, ma più frequenti nelle zone ano-genitali, febbre, linfonodi ingrossati, infiammazione e dolore a livello rettale, tutte manifestazioni che possono essere accompagnate da mal di testa, dolori muscolari e debolezza. «In genere la malattia dura da 2 a 4 settimane, con guarigione completa», sottolineano le autorità sanitarie italiane, evidenziando che la malattia generalmente si risolve «con adeguato riposo e senza terapie specifiche», anche se «possono venir somministrati degli antivirali quando necessario».
La mutazione
Nel giorno di Ferragosto era stato segnalato in Svezia il primo caso di Clade 1, cioè della variante più pericolosa, al di fuori dell’Africa, mentre ieri è stata la volta del Pakistan. Per questo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) invita a tenere alta la guardia, in quanto è altamente probabile che si verifichino in Europa più casi importati della malattia causati dalla mutazione del virus rispetto alla Clade IIb, responsabile dell’epidemia del 2022 nella Repubblica Democratica del Congo. Attenzione alta anche in Italia, dove il ministero della Salute ha deciso di rafforzare la rete di sorveglianza diagnostica, nonostante si rilevi che la situazione epidemiologica «al momento è sotto controllo poiché non sono stati accertati casi del nuovo ceppo», osserva Mara Campitiello, capo del dipartimento della Prevenzione.
Il contesto
Per quanto riguarda il vaccino, l’Istituto superiore di sanità ritiene possibile che chi è stato immunizzato contro il vaiolo (pratica abolita in Italia nel 1981), sia a minor rischio di infezione da Mpx. Ad ogni modo l’Iss sottolinea che nell’attuale contesto epidemiologico «non è raccomandata la vaccinazione per la popolazione generale», mentre rimane consigliata per «alcune categorie di persone più a rischio», per attività sessuale con più partner negli ultimi tre mesi o, nel caso del personale di laboratorio, per possibile esposizione diretta a orthopoxvirus. «Occorre organizzarsi presto con tutte le misure di terapia e profilassi per evitare la diffusione globale», avverte l’infettivologo Matteo Bassetti. «Niente allarmismi, solo tanta prudenza», commenta Claudio Maria Mastroianni, past president della Società italiana di malattie infettive e tropicali.