Cronaca

La variante Delta del Covid arriva in Campania: ricoverati 50enni non vaccinati

Continua a preoccupare la diffusione della variante Delta del Covid. La mutazione del Coronavirus si è già affacciata in Campania

Continua a preoccupare la diffusione della variante Delta del Covid. La mutazione del Coronavirus si è già affacciata in Campania. In Italia al momento corrisponde aal 9% dei casi di positività al virus registrati: dai dati riportati dal centro Ceinge, in Puglia la presenza della Delta è del 35%, mentre in Campania è del 3%. Numeri in aumento dall’ultimo aggiornamento.

La variante Delta del Covid arriva in Campania: i dati sui ricoveri

Rodolfo Punzi, direttore del dipartimento malattie infettive del Cotugno, al Corriere del Mezzogiorno ha spiegato: “Permangono due elementi di preoccupazione: la caotica comunicazione delle ultime settimane sui vaccini a vettore virale che ha rallentato e scoraggiato le somministrazioni, tanto che registriamo ancora ricoveri al Cotugno di anziani over 80 e di cinquantenni non vaccinati, e l’insidiosa diffusività della cosiddetta variante Delta, più contagiosa del 60 per cento rispetto a quella inglese che, a sua volta, era già più insidiosa”. “Registriamo anche qualche caso di contagio in soggetti vaccinati con la prima dose o con entrambe – va avanti – tuttavia non si verificano evoluzioni peggiorative della malattia. Per lo più si tratta di persone immunodepresse e con comorbidità. Del resto si sa che i vaccini lasciano scoperta una percentuale del 5%”.

La campagna vaccinale

La Campania deve peraltro far fronte ad un problema, ovvero il 30% degli “scomparsi” del vaccino. Persone che per scelta o per impossibilità di registrarsi alla piattaforma al momento non hanno preso parte alla campagna vaccinale.


Variante Delta, nuovi test per individuare la mutazione del Covid


 

Che cos’è la variante Delta, sintomi e come riconoscerla

La variante Delta, individuata per la prima volta in India, è conosciuta anche come variante VUI-21APR-01 o B.1.617 e presenta una serie di mutazioni tra cui la E484Q, L452R e P681R la cui presenza contemporanea desta molte preoccupazioni tra gli esperti. Il timore maggiore è che questo ceppo possa essere più contagioso e che presenti dei maggiori rischi di reinfezione.

Al momento tuttavia, precisa il ministero della Salute, non sembrano esserci delle evidenze che questa variante causi una malattia più grave o che i vaccini siano meno efficaci, in ogni caso sono in corso degli studi che hanno come obiettivo quello di capire in modo più preciso quale sia l’impatto delle mutazioni sul comportamento del virus, in modo da poter attuare degli interventi appropriati.

Lo studio

Un recente studio del Francis Crick Institute di Londra e pubblicato sulla rivista Lancet ha messo in evidenza come in seguito all’infezione dalla variante Delta sia stata rilevata una quantità di anticorpi neutralizzanti inferiore rispetto a quelli contro la forma originale del virus di Sars-Cov2. Inoltre gli studi attualmente pubblicati riferiscono anche una maggiore contagiosità, compresa tra il 40 e il 60%, rispetto alla variante inglese, conosciuta anche come variante Alpha. La variante Delta infine sembra comportare anche un rischio di ospedalizzazione maggiore (2,6 volte di più).


Variante Delta, i dati inglesi rassicurano: “Pochissimi rischi con due dosi di vaccino”

 


 

I sintomi della variante Delta

Per quanto riguarda i sintomi non sembrano esserci delle differenze significative rispetto alle altre varianti di Covid. Le persone affette dalla variante Delta quindi possono essere completamente asintomatiche o sviluppare i classici sintomi della malattia, quali febbre, tosse, mal di gola, debolezza, affaticamento e dolore muscolare oltre che alla perdita dell’olfatto e all’alterazione del gusto.

Un gruppo di medici indiani ha recentemente riferito di aver notato la comparsa di sintomi anomali in pazienti affetti da questa mutazione, mai riscontrati negli altri. Si tratta di danni all’udito, gravi disturbi gastrici e coaguli di sangue che portano alla cancrena. Al momento però non è ancora stata confermata l’associazione tra questi sintomi e il nuovo ceppo.

 


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