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Variante Mu, l’ultimo spauracchio Covid. Contagio e resistenza ai vaccini: cosa sappiamo

L’Organizzazione mondiale della sanità sta monitorando da vicino la nuova variante Mu, segnalata già a inizio 2021 in Sud America e ora giunta anche in Europa. La prima volta è stata identificata in Colombia nel gennaio 2021 e da allora casi ed epidemie sono stati “sporadicamente segnalati” in Sudamerica ed Europa. Ecco cosa è, cosa sappiamo, i sintomi, la diffusione e i risultati sull’efficacia del vaccino.

Cosa è la variante Mu del Covid e cosa sappiamo

La sua prevalenza globale è appena dello 0,1%, eppure è stata classificata dal’Oms tra le varianti di interesse (VOI) e il mondo scientifico le sta dedicando particolare attenzione. La variante Mu è l’ultimo spauracchio mondiale in tema di Sars-CoV-2, il virus responsabile della pandemia da Covid-19. La Mu, infatti, potrebbe essere resistente ai vaccini, che è il grande timore della comunità internazionale in questa fase in cui si sta contenendo, se non la diffusione, perlomeno l’impatto della malattia sui sistemi sanitari. Ma è davvero così? Impossibile affermarlo con certezza ora, dal momento che su questa mutazione si sa ancora poco. Sappiamo però che, delle oltre 900 varianti del virus censite, questa è una di quelle potenzialmente pericolose. E per questo monitorata attentamente dall’Oms e dai vari sistemi sanitati nazionali.

Scoperta e diffusione

La variante Mu è stata rilevata per la prima volta in Colombia lo scorso gennaio. Oggi è stata identificata in 39 Paesi, tra cui gli Usa dove è presente in 49 dei 50 stati, l’Estremo Oriente (Giappone e Corea del Sud) e l’Europa, Italia compresa. La sua presenza, tuttavia, è particolarmente significativa solamente in Sudamerica, in particolare in Colobio ed Ecuador dove è responsabile rispettivamente del 39% e del 13% dei casi di coronavirus. In Europa, dove viene rilevata “sporadicamente”, sembra invece faticare a prendere piede. In Italia i casi censiti sono solamente 79, di cui appena 4 negli ultimi due mesi e mezzo

Mutazioni

La Mu presenta una serie di mutazioni già osservate in altre varianti. Di queste mutazioni, tutte localizzate sulla proteina Spike, sono otto quelle che la rendono particolarmente aggressiva, secodo il virologo Francesco Broccolo dell’Università di Milano Bicocca. “Fra queste – spiega l’esperto – si notano la E484K, la stessa presenti nelle varianti Beta e Gamma, la N501Y presente anche nell’Alfa e la D950N, presente nella Delta. La più importante, che sembra ridurre la sensibilità a vaccini e anticorpi, è E484K, individuate nelle due varianti più temute per la capacità di eludere i vaccini”.

Vaccini

Mu è dunque resistente ai vaccini? Presto per dirlo, ma potenzialmente è possibile. I dati preliminari, nel frattempo, mostrano una ridotta efficacia del vaccino simile a quella osservata per la variante Beta (la sudafricana). Inoltre, una ricerca coordinata dall’università giapponese di Kyoto, ancora in attesa dell’esame da parte della comunità scientifica, avrebbe infatti dimostrato che che la variante Mu è 12,4 volte più resistente rispetto agli anticorpi dei guariti e 7,5 volte rispetto a quelli dei vaccinati (con il vaccino Cominarty della Pfizer). L’esperimento è stato condotto con a tecnica degli pseudovirus, ossia utilizzando solo la proteina Spike della variante Mu e delle altre varianti con le quali è stata confrontata.


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Contagio e sintomi

Tra i criteri per essere classificati variante di interesse c’è anche l’essere in grado di “causare una trasmissione significativa nella comunità o più focolai Covid in più Paesi”, dunque anche la variante Mu è potenzialmente più contagiosa, sull’esempio in questo caso della Delta. La rapidità con cui si è diffusa in alcune regioni della Colombia considerate oramai prossime al raggiungimento dell’immunità di gregge, fa pensare che effettivamente possa essere così. Dall’altro lato, viene però sottolineato come la variante abbia preso piede in una zona del mondo, il Sudamerica, dove la campagna vaccinale non è ai livelli degli Stati più avanzati: meno il virus è libero di circolare, dunque, meno è in grado di rinforzarsi attraverso le mutazioni. Per quanto riguarda invece la sintomatologia, ad oggi non si regitrano differenze con le precedenti versioni del virus.

Quali sono le 5 “varianti di interesse” monitorate dall’Oms

Alpha (inglese), presente in 193 Paesi; Beta (sudafricana) segnalato in 141 Paesi; Gamma (brasiliana) segnalato in 91 Paesi; Delta (indiana), presente in 170 Paesi; Mu (colombiana), presente in diversi Paesi del Sudamerica e in Europa.

Le varianti di interesse (VOI)

Hanno cambiamenti genetici previsti o noti per influenzare le caratteristiche del virus, come trasmissibilità, gravità della malattia, fuga immunitaria, fuga diagnostica o terapeutica; e in grado di causare una trasmissione significativa nella comunità o più focolai Covid in più Paesi, cona prevalenza e un numero crescente di casi nel tempo, o altri effetti epidemiologici tali da suggerire un rischio emergente per la salute pubblica globale.

Le varianti di preoccupazione (VOC)

Attraverso una valutazione comparativa, dimostrano di essere associate a uno o più dei seguenti cambiamenti con un grado di rilevanza per la salute pubblica globale: aumento della trasmissibilità o cambiamento dannoso nell’epidemiologia di Covid; o aumento della virulenza o cambiamento nella presentazione clinica della malattia; o diminuzione dell’efficacia della sanità pubblica e delle misure sociali o della diagnostica disponibile, dei vaccini, delle terapie.


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