Varianti Covid: zone rosse e restrizioni in alcune Regioni
Uno dei motivi per cui le varianti del Coronavirus suscitano tanta preoccupazione è sul fronte della vaccinazioni: secondo quanto sostenuto dallo stesso Iss, “al momento i vaccini sembrano essere pienamente efficaci sulla variante inglese, mentre per quella sudafricana e quella brasiliana potrebbe esserci una diminuzione nell’efficacia“. In Sudafrica, infatti, è stata sospesa la somministrazione del vaccino di AstraZeneca perché poco efficace su quella variante.
Anche in alcune zone d’Italia, dove sono stati registrati casi che derivano da una di queste varianti, diversi governatori e sindaci hanno stabilito misure restrittive e zone rosse localizzate per cercare di contenere la diffusione del contagio.
Liguria
Tra le regioni dov’è stata individuata la variante inglese c’è la Liguria: accertati una decina di casi. Già nei giorni scorsi, però, Giancarlo Icardi, direttore del dipartimento di Igiene del Policlinico San Martino di Genova, aveva rassicurato: “Non stiamo vedendo un impatto epidemiologico“.
Piemonte
In Piemonte sono due invece i casi accertati finora della variante Covid inglese: uno a Vercelli, l’altro a Cuneo.
Lombardia
Più complessa appare la situazione in Lombardia dove nei giorni scorsi il 10% dei 1.400 abitanti di Corzano, nel Bresciano, è risultato positivo alla variante inglese. Per questa ragione, scuole chiuse fino al 15 febbraio. Positive alla stessa variante una persona a Mantova e tre a Crema. Riscontrata la presenza della mutazione inglese anche in due tamponi effettuati a Bergamo.
Sempre in Lombardia, l’Istituto zooprofilattico di Brescia ha condotto uno studio attraverso il quale è stato possibile rilevare la presenza delle varianti: ne è emerso che nell’ultima settimana di gennaio, a Brescia, su 517 tamponi positivi il 43% aveva una variante inglese. Soltanto su uno, analizzato sequenziando il virus, è stata trovata la variante la sudafricana.
Friuli Venezia Giulia
Ad annunciare negli scorsi giorni la presenza della variante inglese in Friuli Venezia Giulia è stato il vicegovernatore con delega alla Salute della regione, Riccardo Riccardi: “Secondo quanto ci è stato da poco comunicato, il virus è stato individuato nei primi giorni dell’anno in una donna, residente a Trieste, di rientro dall’Inghilterra con un volo da Londra“.
Provincia Autonoma di Bolzano
Piuttosto seria la situazione nella Provincia Autonoma di Bolzano dove lunedì 8 febbraio il presidente Arno Kompatscher ha disposto il lockdown a causa del boom di casi legato, probabilmente, sempre alla variante venuta dal Regno Unito. Il 4 febbraio era stato accertato un caso di variante inglese proprio nella zona.
Veneto
In Veneto, stando al report dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) pubblicato il 29 gennaio, i virus Sars-Cov-2 caratterizzati da novembre appartengono a 11 diverse varianti.
La variante inglese è stata identificata in alcuni campioni appartenenti a persone provenienti dall’estero, da non attribuire quindi a casi circolanti sul territorio regionale mentre non è stata riscontrata traccia della variante brasiliana né di quella sudafricana.
Emilia Romagna
In Emilia Romagna sono sotto osservazione 213 tamponi positivi raccolti il 4 e il 5 febbraio. Da una prima analisi, spiega la Regione, è emerso che circa un terzo di questi test potrebbe contenere la variante inglese, una settantina di casi.
Toscana
Preoccupazione per un possibile focolaio di variante brasiliana in Toscana, in particolare a Chiusi, nel Senese, dov’è stata individuata la mutazione in alcuni campioni di laboratorio. In questo paese è partito uno screening di massa con 5mila abitanti su 8 mila che hanno aderito.
Anche il Comune toscano, nel frattempo, è diventato zona rossa. Sono otto i positivi nell’ultimo giorno. Già il 5 febbraio il sindaco di Chiusi aveva reso noto che era stata trovata sia la variante brasiliana che quella sudafricana nella comunità.
Umbria
In Umbria già nelle scorse settimane individuati 18 casi di variante inglese del virus Sars-Cov-2 e 12 di quella brasiliana, un numero che potrebbe comunque salire dopo i risultati delle analisi di altri campioni.
La variante brasiliana si presenta prevalentemente in ambito ospedaliero, mentre quella inglese si riscontra soprattutto sul territorio, in particolare nell’area tra Bastia Umbra, il Perugino e il Trasimeno. Nella regione, dov’è stata stabilita la zona rossa su quasi due terzi del territorio, preoccupa il numero di contagi.
Marche
Preoccupa la situazione anche nelle Marche, dove la variante inglese si è diffusa in alcune scuole del Maceratese e della provincia di Ancona. Il governatore Francesco Acquaroli però rassicura: “È tutto sotto controllo. Certo, se dovesse evolvere in maniera pesante potremmo valutare provvedimenti più stringenti contro gli assembramenti”.
Abruzzo
Anche in Abruzzo circola la variante inglese, specialmente nell’area metropolitana Pescara-Chieti. Negli scorsi giorni, Liborio Stuppia, direttore del laboratorio di Genetica molecolare – Test Covid 19 dell’Università di Chieti, aveva stimato che “il 40% dei casi di coronavirus emersi a Pescara negli ultimi giorni sia dovuto ad una variante, molto probabilmente quella inglese, che sta circolando rapidamente sul territorio”.
Sempre in Abruzzo, rilevati tre casi di variante brasiliana nell’Aquilano: si tratta di una famiglia che tornava in Italia proprio dal Paese sudamericano. Nella regione, stabilita la zona rossa per i Comuni di San Giovanni Teatino, Atessa (Chieti) e Tocco da Casauria (Pescara). Un’ordinanza correttiva ha comunque stabilito che è consentono a tutti di recarsi al proprio posto di lavoro e che i sindaci hanno, in deroga a tale disciplina, il potere di autorizzare o vietare l’ingresso o l’uscita dal proprio Comune.
Molise
Preoccupa particolarmente la situazione in Molise anche se non è ancora certo che la nuova impennata (144 casi in un solo giorno) sia dovuta ad una delle varianti. Intanto è stata disposta, dall’8 al 21 febbraio, la zona rossa in 27 Comuni.
Sicilia
In Sicilia individuati alcuni positivi con la variante inglese, mentre è stata smentita dall’Osservatorio epidemiologico regionale la presenza della variante brasiliana e di quella sudafricana a Palermo.