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Buon venerdì 13: ecco perché questa data porterebbe sfortuna

Oggi è venerdì 13: scopriamo perché questa data porterebbe sfortuna, qual è la storia e quali sono le frasi e le immagini divertenti da mandare ad amici e parenti in questa giornata, tra superstizione e fantasie popolari. La triscaidecafobia (dal greco τρεισκαίδεκα treiskaídeka, “tredici” e φόβος phóbos, “paura”) è la paura irragionevole del numero 13, principalmente legata alla cultura popolare e alla superstizione. In alcune culture, specie quelle anglosassoni, esistono varie credenze riguardanti il venerdì 13.
Il termine è stato coniato da Isador Coriat nell’opera Abnormal Psychology; Invece in alcune culture il numero 13 è considerato simbolo di fortuna ed eccellenza futura, specialmente nella regione del Tibet, in Cina.

Oggi è Venerdì 13: perché questa data porta sfortuna, storia e tradizioni

Le origini della superstizione contro il numero 13 non sono del tutto conosciute. Un fatto rilevante è che il 13 è il successore del 12, un numero altamente composto. Infatti un insieme di 12 elementi si può dividere in parti uguali in molti modi, per due, tre, quattro o sei, e un “tredicesimo” elemento che si aggiunga a questo insieme lo “spaia” irrimediabilmente, impedendone qualunque suddivisione; infatti il 13 è un numero primo.

L’antipatia per il 13 ha radici antichissime, religiose e mitologiche. Secondo lo storico del folclore Donald Dossey risale alla mitologia scandinava: il dio truffatore Loki, che non era stato invitato a una cena nel Valhalla, arrivò come tredicesimo ospite e fece in modo che Höd colpisse Balder con una freccia con la punta avvelenata di vischio. Secondo Dossey «Balder morì e tutta la Terra si ottenebrò. Tutta la Terra pianse. È stata una brutta e storta giornata». Questo importante evento nella mitologia scandinava rese infelice il numero 13. Un celebre riferimento al 13 nei Vangeli riguarda l’Ultima Cena, dove i commensali erano 13.

In alcuni anni i calendari lunisolari presentano 13 mesi, mentre il calendario gregoriano e il calendario islamico hanno sempre 12 mesi in ogni anno. Un altro elemento che contribuisce a rendere il 13 temuto è la data venerdì 13 ottobre 1307 in cui furono arrestati in massa i famosi Cavalieri templari, osteggiati dal re di Francia Filippo IV il Bello. Infatti da allora le maledizioni pronunciate dai templari torturati avrebbero fatto di questo giorno un dì di sventura.


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Venerdì 13 e superstizione in Italia

Nella cultura popolare di molti paesi del mondo il tredici viene considerato un numero di cattivo augurio in numerosi contesti. Per esempio può suscitare qualche perplessità partire per un viaggio in una comitiva di tredici persone o essere in tredici a tavola. Queste credenze vengono spesso combinate al significato attribuito al giorno venerdì, anch’esso di probabile origine religiosa essendo il giorno della morte di Cristo secondo la tradizione, nella superstizione del venerdì 13.

La superstizione viene talvolta assecondata anche in contesti più seri e ufficiali, ad esempio in alcuni edifici ci si riferisce al 13º piano chiamandolo “12b” o “14”, o analogamente si evita di numerare con il 13 stanze d’albergo, posti a sedere, modelli di veicoli, ecc. Nella cultura italiana è il 17 a essere considerato sfortunato (eptacaidecafobia), specialmente nella cultura napoletana, infatti secondo la smorfia napoletana il 17 corrisponde alla disgrazia.

Nel 19-mo secolo negli Stati Uniti è apparso il «Club dei Tredici». L’obiettivo del club era quello di dissipare la superstizione che 13 persone a tavola è un brutto segno. I membri del club si riunivano il 13 di ogni mese, si sedevano 13 persone al tavolo e mangiavano 13 piatti. Col tempo cinque presidenti degli Stati Uniti divennero membri onorari: Chester Arthur, Grover Cleveland, Benjamin Harrison, William McKinley e Theodore Roosevelt. Secondo studi moderni, tra 17 e 21 milioni di persone negli Stati Uniti soffrono di triscaidecafobia. In Spagna, Grecia, Romania e Paesi latinoamericani è il martedì 13 a essere considerato sfortunato; anche in Italia comunque martedì è considerato un giorno sfortunato (“Né di Venere né di Marte né ci si sposa né si parte” e simili).

Venerdì 13 e superstizione in Asia

In Cina, in Giappone e in Corea, vi sono simili avversioni numerologiche (per il 4, il 14, il 24, il 34, il 41, ecc.) che comportano “censure” analoghe a quelle del numero 13. Questa credenza nasce molto probabilmente dal fatto che la parola cinese quattro (四, Pinyin: sì) è quasi identica a morte (死, Pinyin: sǐ).

Invece il 13 è considerato un numero fortunato in queste culture dato che la parola tre, pronunciata san, è simile nella pronuncia alla parola vivi o sopravvivi in cinese e coreano ed è naturale trovare il blocco 13A in luogo del quattordicesimo blocco di complessi residenziali. I numeri di telefono cellulare contenenti il numero 4 sono venduti a minor prezzo rispetto agli altri

Oggi è venerdì 13: frasi e immagini divertenti

Di seguito una accurata selezione di frasi ed immagini divertenti da inviare ad amici e parenti in occasione del venerdì 13:

  • “L’ingegno può coesistere con le superstizioni più grossolane.”
    (Paul Valéry)
  • “Nessuno è più superstizioso degli scettici.”
    (Lev Trotsky)
  • “Superstizione: la religione degli altri.”
    (Giovanni Soriano)
  • “La superstizione porta sfortuna.”
    (Raymond Smullyan)
  • “Occorre limitarsi a sorridere bonariamente della superstizione saldamente regnante che c’è, senza indignarsi né sforzarsi di combatterla, consci che ciò sarebbe inutile, perché la vita dell’umanità non ha mai dato altro spettacolo che questo: una ridicola superstizione dall’immensa maggioranza ravvisata con assoluta certezza e ardente intolleranza come l’evidente realtà.” (Giuseppe Rensi)

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  • “La maggior parte degli uomini chiamano ‘superstizione’ tutto ciò che non è la propria religione.”
  • (Charles Régismanset)
  • “La superstizione reca in sé qualche immagine della pusillanimità.”
    (Michel de Montaigne)
  • “La superstizione è la poesia della vita.”
    (Johann Wolfgang Goethe)
  • “Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male.”
    (Eduardo De Filippo)

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