Cronaca

Giudice coinvolto nel giro della prostituzione minorile: atti sessuali in cambio di soldi e oggetti di lusso

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Foto di repertorio
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Inchiesta a Venezia, giudice è stato condannato in via definitiva per un giro di prostituzione minorile con tre ragazzine di 16 e 17 anni. L’uomo è stato definito un “vero e proprio predatore sessuale”, il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, l’organo di autogoverno dei magistrati di Tar e Consiglio di Stato ha proposto la destituzione del giudice.

Venezia: giudice nel giro della prostituzione minorile con ragazzine di 16 e 17 anni

I reati risultano commessi fra il 2012 e il 2013 a Venezia, Milano e soprattutto a Roma. L’inchiesta penale ha formulato l’accusa di atti sessuali con minori in cambio di corrispettivi in denaro, oggetti di valore, soggiorni o prandi di lusso.

Il giudice è stato assolto nei confronti di una ragazza, perché il “fatto non sussiste” mentre è stato condannato nei confronti di altre due ragazze – all’epoca minorenni – a un anno di reclusione e a mille euro di multa. Come riporta Il Gazzettino sono state importanti nel corso del processo anche varie e-mail inviate con nome fittizio alle escort minorenni, ad esempio: “Ciao sono Claudio, giovane professionista, molto carino, simpatico ed educato. Cerco hostess, modella, accompagnatrice bellissima presenza, classe ed eleganza. 500 + spese viaggio”, oppure “Nel caso in cui pensassi che io sia un povero sfigato qualsiasi, ti allego idonea documentazione fotografica”. L’immagine lo ritraeva in intimità con una giovane donna: “Top model under 18 mi bacia appassionatamente”.

Il giudice ha dichiarato di non aver mai compiuto atti sessuali con minorenni. Il consiglio di presidenza della giustizia amministrativa sostiene che le sentenze penali “descrivono un’attività “predatoria” di tipo sessuale da parte dell’incolpato, con preferenza accordata a ragazze giovanissime, legate al mondo della moda e della prostituzione, al quale persone comuni non dovrebbero avvicinarsi, men che meno un magistrato”, che “dovrebbe avere una condotta anche fuori dall’ufficio mediamente più attenta, più elevata da un punto di vista morale rispetto ad una persona comune”. Il Consiglio di Stato ha espulso il magistrato, sanzione che in 150 anni di giustizia amministrativa è stata applicata solo quattro volte.

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