Cronaca

La relazione shock dei medici di Maradona: “Abbandonato 12 ore prima della morte”

La relazione shock dei medici sulla morte di Diego Armando Maradona. È stata consegnata ai magistrati della Procura di San Isidro la relazione della commissione medica che ha lavorato dall’8 marzo per capire come l’ex campione del Napoli era stato curato prima e dopo l’intervento subito alla testa il 3 novembre, ventidue giorni prima della morte.

La verità sulla morte di Maradona: la relazione dei medici

Come riporta “Il Mattino”, un pesante atto di accusa nei confronti dei medici, anticipato già martedì 27 dal quotidiano di Buenos Aires “Pagina 12”. Nei prossimi giorni, dopo il deposito delle controdeduzioni dei periti e dei medici sotto accusa, potrebbero scattare i provvedimenti dei magistrati, che finora hanno indagato sette sanitari, a cominciare dal neurochirurgo Leopoldo Luque e dalla psichiatra Agustina Cosachov.

Le conclusioni dei medici:

  1. Sebbene sia controfattuale affermare che il DAM non sarebbe morto se avesse avuto un ricovero adeguato, tenuto conto della situazione documentata nei giorni precedenti la sua morte, in un centro sanitario polivalente dove avrebbe ricevuto cure secondo buone pratiche mediche, concordiamo sul fatto che avrebbe avuto maggiori possibilità di sopravvivenza.
  2. Le azioni dell’équipe sanitaria responsabile del DAM sono state inadeguate, carenti e sconsiderate, come documentato in dettaglio nel presente.
  3. Secondo buone pratiche mediche e una volta risolta la patologia acuta che ha portato al suo ricovero presso la Clinica Olivos (ematoma subdurale) e viste le condizioni cliniche, clinico-psichiatriche e le cattive condizioni generali, avrebbe dovuto continuare la sua riabilitazione e trattamento interdisciplinare in un istituto idoneo.
  4. Il signor DAM, almeno da quando è stato ammesso all’Ipensa, non era in pieno uso delle sue facoltà mentali, né era in grado di prendere decisioni sulla sua salute.
  5. Viene ratificato quanto affermato nel protocollo autoptico, questo rafforzato dai risultati istopatologici e da quanto osservato nelle copie della documentazione medica nel procedimento.
  6. Il DAM ha iniziato a morire almeno 12 ore prima delle 12.30 del 25/11/2020, cioè presentava segni inequivocabili di un periodo agonizzante prolungato, quindi concludiamo che il paziente non era adeguatamente controllato alle 12.30 del 25/11/2020.
  7. Che i segni di pericolo di vita presentati dal paziente sono stati ignorati. Nella registrazione dell’audio del 25/11/2020 “la settimana scorsa ti ho detto che dovevi sollevarlo perché poteva causare edema polmonare”. Audio Taffarel inviato da Vanesa Morla a Luque sic. Corpo XXI, il 18 e 19 novembre 2020 (si riferiscono al fatto che è gonfio).
  8. L’assistenza infermieristica durante la permanenza in casa di Tigre, dopo aver lasciato la Clinica Olivos, è afflitta da carenze e irregolarità, come ampiamente esposto in questo documento (assenza di controlli).
  9. Il DAM non ha presentato controlli ed assistenza corretti da parte dei compagni medico-assistenziali, infermieristici e terapeutici, né nel tempo né nella forma. Come dettato dalle normative di buone pratiche.
  10. Non ci sono registrazioni di cure psicologiche a domicilio, dopo la dimissione Clio, che consideriamo essenziali per l’adeguato trattamento della patologia presentata da DAM.
  11. Pur avendo avuto un’adeguata prescrizione di dose e posologia per il suo disturbo tossicofrenico, a tal proposito, non possiamo escludere che questo farmaco non abbia influenzato l’esito fatale, poiché non sono stati effettuati negli ultimi 14 giorni prima del decesso. Cardiologia o controlli di laboratorio (ionogramma, funzionalità epatica e renale).
  12. Il ricovero domiciliare dopo esternalizzazione Clio non era tale, poiché non esistevano linee guida minime per tale ricovero in un paziente con patologie multiple complesse che presentava DAM.
  13. Si può dedurre dal documentario che è stato analizzato da questa Commissione Medica Interdisciplinare, che l’equipe medica curante ha rappresentato in modo completo e completo la possibilità di esito fatale nei confronti del paziente, essendo assolutamente indifferente a quella domanda, non modificandone i comportamenti e tracciamento del piano / cure mediche, mantenendo le suddette omissioni dannose, lasciando “al caso” lo stato di salute del paziente.

Fonte: Il Mattino

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