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Vigile licenziato perché timbrava in mutande: reintegrato e risarcito

È stato accolto il ricorso di Alberto Muraglia, ex vigile urbano di Sanremo, la cui storia diventò noto perché scoperto a timbrare il cartellino in mutande. Così venne immortalato dalle videocamere della Guardia di Finanza, con l’accusa di truffa e di infedele timbratura che lo portarono al licenziamento. Ora, dopo sette anni, dovrà non solo essere reintegrato dal Comune, ma anche ricevere un risarcimento pari alla retribuzione globale dal giorno del licenziamento a quello dell’effettiva reintegra.

Sanremo, vigile licenziato perché timbrava cartellino in mutande: reintegrato e risarcito

Questa la decisione della sezione lavoro della Corte d’Appello di Genova che ha accolto il ricorso di Muraglia avverso la sentenza del 2016 del giudice del lavoro di Imperia che aveva confermato il licenziamento. Il vigile finì a processo a seguito dell’operazione Stachanov della Guardia di Finanza in merito al presunto assenteismo dei dipendenti del Comune di Sanremo. Nel 2015 finirono agli arresti domiciliari 43 persone e un’altra ottantina sotto inchiesta.

Le motivazioni

Già nel procedimento penale i giudici avevano dato ragione all’ex vigile, assolto con formula piena in primo grado e anche alla corte di Appello di Genova. Il Comune di Sanremo, però, continua a respingere le richieste di riapertura del procedimento disciplinare, confermando il licenziamento di Muraglia il quale ha impugnato il provvedimento e ora dovrà essere reintegrato e risarcito.

Il risarcimento

L’Ente dovrà corrispondergli anche “a titolo di risarcimento del danno la retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento a quello dell’effettiva reintegra, dedotto quanto percepito per lo svolgimento di altre attività lavorative”.

Il risarcimento ammonta a circa 250mila euro, cifra a cui vanno sottratti gli importi guadagnati negli anni dall’ex vigile accusato di truffa e di infedele timbratura del cartellino, che aveva aperto un laboratorio come “tuttofare”.

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