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Chi era Vittorio Emanuele II, primo Re d’Italia e padre della patria

Re di Sardegna dal 1849, dopo l’abdicazione di Carlo Alberto, Vittorio Emanuele II fu il protagonista, con Cavour e Garibaldi, dell’unificazione nazionale e divenne il primo re d’Italia dal 1861 al 1878. Dopo la fine del potere temporale dei papi, trasferì a Roma la capitale del regno.

Vittorio Emanuele II, il “re galantuomo”

Vittorio Emanuele nasce a Torino il 14 marzo del 1820, figlio primogenito di Carlo Alberto, re di Sardegna, e Maria Teresa d’Asburgo.



Come consuetudine un erede al trono viene avviato alla disciplina militare: all’età di undici anni è capitano dei fucilieri, nel 1831 è generale e nel 1846 è promosso luogotenente generale.

Nel 1842 sposa Maria Adelaide, figlia del viceré del Lombardo-Veneto, l’arciduca Ranierid’Asburgo. Dal matrimonio nascono Umberto, Clotilde, Maria Pia, Oddone e Amedeo.

Un re nella battaglia risorgimentale

Si distingue nella prima guerra di indipendenza degli anni 1848-1849, a Goito, in qualità di comandante la Divisione di riserva, ricevendo l’onorificenza della medaglia d’oro.

Si contrappone subito alle politiche paterne di apertura alle istanze liberali; salito al trono, dopo l’abdicazione del padre, ammorbidisce la sua intransigenza rispettando molte concessioni elargite da Carlo Alberto, a cominciare dallo Statuto.



Il 20 novembre, dopo aver sciolto il Parlamento perché contrario agli accordi di pace con l’Austria ed alla vigilia delle nuove elezioni, pubblica l’audace “Proclama di Moncalieri“, concepito da Massimo d’Azeglio, il quale lo definisce il “re galntuomo”, con il quale esorta gli elettori a preferire esponenti moderati con la pressoché esplicita minaccia di un colpo di stato.

Vittorio Emanuele II si adopera per il risanamento dei conti dello Stato, rinnova l’esercito, favorisce l’istruzione pubblica, promuove i commerci soprattutto con la Gran Bretagna conquistandosi un grande consenso popolare.



Nel 1852 diviene primo ministro il conte di Cavour, la cui abilità di statista consentirà al re di attuare i suoi progetti di unificazione: è Cavour, in definitiva, il vero artefice dell’unità d’Italia.

Fra i due si instaura subito un rapporto di reciproca convenienza, non essendovi sentimenti di amicizia: non mancheranno, infatti, momenti di attrito ed il re, in qualche occasione, impedirà a Cavour di attuare alcuni suoi programmi.

Le scelte in politica estera

Dopo la guerra di Crimea ed il conseguente Congresso di Parigi del 1856, che vede per la prima volta il regno di Sardegna annoverato fra le potenze europee, si allea con la Francia e, come pattuito nel 1858 a Plombieres dal primo ministro, prende parte alla seconda guerra d’indipendenza, fino all’armistizio di Villafranca nel quale gli viene riconosciuta la Lombardia.



Il matrimonio di sua figlia Clotilde con Gerolamo Bonaparte rinsalda i legami con Napoleone III.

Subito dopo, in seguito ai moti popolari ed ai conseguenti plebisciti, entrano a far parte del regno anche Toscana ed Emilia, anche se in compenso è costretto a cedere alla Francia, Nizza e Savoia.

L’unità d’Italia

Vittorio Emanuele II entra in contrasto con Cavour all’avvio della spedizione dei Mille di Garibaldi, nel 1860, che egli vede con occhio favorevole, contrariamente al primo ministro.



L’impresa della camicie rosse gli vale l’annessione del Regno delle Due Sicilie. Nel settembre entra nello Stato della Chiesa occupando le Marche e l’Umbria.

Con una legge del 17 marzo 1861 assume il titolo di re d’Italia, portando a compimento quella grande impresa storica che gli varrà il riconoscimento di “padre della patria“.

La breccia di porta Pia

Nel 1865 re Vittorio Emanuele II trasferisce la capitale da Torino a Firenze ed attua importanti riforme, fra cui la promulgazione del codice civile e l’abolizione della pena capitale.

Nel 1866, alleato della Prussia, dà avvio alla terza guerra d’indipendenza, con la quale annette anche il Veneto.



Il 20 settembre 1870, dopo il crollo dell’impero francese ed il ritiro delle truppe da Roma, invocando la “Convenzione di settembre” del 1864, invia il generale Cadorna il quale, attraverso la breccia di porta Pia, entra nella città eterna rendendo così al regno la sua definitiva e storica capitale.

Da quel momento la sua influenza sulla politica italiana va gradualmente scemando. Nel 1876, con l’incarico ad Agostino Depretis di formare il nuovo governo, apre una nuova stagione politica sanzionando il primo governo di sinistra in Italia.

Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, si spegne a Roma il 9 gennaio 1878, a soli 58 anni.

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