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Vulcani attivi in Campania: quali e dove sono?

Non c’è solo il Vesuvio in Campania. Sono diversi i vulcani attivi, molti dei quali sconosciuti ai più. Quali e dove sono i vulcani attivi in Campania? I rilievi montuosi di origine vulcanica rappresentano da sempre una peculiarità paesaggistica e geofisica dell’Italia in generale e un elemento caratteristico, nello specifico, del territorio campano e del Sud Italia.

Vulcani attivi in Italia: quali sono?

I vulcani però, oltre ad essere delle attrattive per turisti e delle rilassanti mete termali, rappresentano anche dei fattori di rischio per gli abitanti delle zone circostanti. Vi sono di fatto 9 vulcani attivi in tutta Italia, cioè quelli che hanno manifestato attività negli ultimi 10mila anni. In Campania, il più conosciuto è il Vesuvio o Somma-Vesuvio, che domina tutto il Golfo di Napoli.

Non solo è il più noto ma è anche il più pericoloso, a causa dell’elevato numero della popolazione circostante. Seguono le attività dei Campi Flegrei e di Ischia. Per quanto riguarda i rilievi vulcanici, ancora in attività, siti sotto il livello del mare possiamo annoverare i più conosciuti:

Un monitoraggio attivo h24

L’attività di monitoraggio per la sorveglianza e l’analisi dello stato di attività di queste zone viene svolta dall’Osservatorio Vesuviano di Napoli, che si occupa anche della registrazione e raccolta dei segnali sismici prodotti dal vulcano Stromboli, nell’arcipelago delle Isole Eolie. Esso si avvale di reti strumentali e osservazioni multiparametriche per rilevare dati, che verranno poi trasmessi tramite comunicati, bollettini e relazioni. I dati raccolti, vengono inviate alla Sala di Monitoraggio dell’O.V. dove dei “turnisti” si occupano della trasmissione dei comunicati al DPC (Dispositivo di Protezione collettiva) e ad altri organi competenti.

I tre sistemi vulcanici terrestri, il Vesuvio, Campi Flegrei e Ischia, sono al momento quiescenti- spiega la sezione INGV dell’Osservatorio Vesuviano – ma è possibile che eruttino in futuro. Risultano, perciò, un pericolo per gli abitanti di Napoli e delle zone limitrofe.

Nonostante i rischi l’incremento del tessuto urbano nelle zone potenzialmente interessate da eruzioni vulcaniche fu definito dal geologo Franco Ortolani, in un’intervista del 29 maggio 2017, “un problema irrisolvibile”, sostenendo che in merito non ci fosse un reale piano di evacuazione per 2milioni di persone in caso di eruzione nell’area Flegrea. Gli abitanti – per Ortolani- vivevano all’ insegna di “io speriamo che me la cavo”.

Ad oggi, non vi sono novità sullo stato di quiescenza delle aree. L’ultima attività eruttiva dei Campi Flegrei è avvenuta nel 1538, d’Ischia nel 1302 e del Vesuvio risale al 1944, perciò, per gli abitanti la possibilità di un’eruzione e di un eventuale piano di evacuazione resta solo una previsione nefanda su carta ed un triste ricordo del passato.

Ecco i vulcani attivi in Campania

Il Somma – Vesuvio

Allora io, rivoltomi da quella parte con i miei limpidi occhi, contemplando quella figura informe e percorrendo con lo sguardo il suo aspetto, nient’altro che un ammasso nerastro di terra, dissi: quello con il dorso prominente, quello con la schiena curva e dentellata, che raggiunge e fende il cielo?

Tanto distante di qui, brutto, coperto di fumo, non produce alcun frutto, né pomi, né uva, né dolci fichi: è privo di alberi e di orti, oscuro, tetro, triste, truce, vile, avaro.

Ma tu, sorridendo: eppure è mio fratello e mi ama, e vuole bene anche a te. Osservalo bene, dunque, e non disprezzare le sue blandizie. So che non farà niente che ti sia molesto, e se non vorrai rimanerci, ritornerai. – [“De Innumeralibus, Immenso et infigurabili” (1591), Giordano Bruno].

“E’ mio fratello” – così, Giordano Bruno, definisce SommaVesuvio o noto anche come Vesuvio. Vulcano di 1.281m.s.l.m., formatosi 30.000 anni fa, probabilmente come vulcano sottomarino del Golfo di Napoli, ormai emblema cittadino di quest’ultima.

Noto al mondo per l’eruzione del 79 d. C. con la quale, non solo si è delineata la forma ultima del vulcano e del territorio circostante, ma ha portato la distruzione di città come Ercolano, Pompei, Stabia e Oplontis. Prima del principale evento eruttivo del Vesuvio, il vulcano fu descritto da autori antichi come un monte tranquillo, arido all’apice e ricoperto da un manto di orti e vigne ai suoi piedi.

Dalla data in cui ogni città vicina al Vesuvio fu distrutta, si sono verificate altre 36 eruzioni fino all’ultima che risale al 1944.

Campi Flegrei

Nel Golfo di Pozzuoli, ad ovest della città di Napoli, vi è una vasta area vulcanica, denominata Campi Flegrei, da flègo, brucio.

Quest’area, che geologicamente è riconosciuta come enorme caldera (ossia un unico grande vulcano), è delimitata dalla collina di Posillipo, collina dei Camaldoli e a settentrione da Quarto, la collina San Severino, l’acropoli di Cuma e Monte di Procida. Ad alimentare l’attività vulcanica vi sono dei crateri ed almeno 24 edifici vulcanici di piccole dimensioni.

Tra questi i loci più noti: per la presenza di gas effusivi vi è l’area della Solfatara, i cui vapori sulfurei raggiungono i 160° ed i fanghi i 140° C. Poco distante dal monte di Pozzuoli vi è il Monte Nuovo, vulcano più recente ed oasi naturalistica. Per le aree idrotermali, invece, le più note, dopo Pozzuoli, sono Agnano e Lucrino.

Dal 2003, in attuazione della Legge Regionale della Campania n.33 del 1.9.1993, è stato istituito il Parco Regionale di Campi Flegrei. Area sottoposta a costante monitoraggio perché ad alto rischio vulcanico.

Ischia

L’Isola d’Ischia è costituita da rocce e depositi di detriti vulcanici, e quella che vediamo è la parte superiore di un apparato vulcanico.

È stata caratterizzata da diversi periodi di attività ma la data di inizio non ci è nota. L’eruzione del tufo verde dell’Epomeo, l’attività più nota dell’area ischitana, ha portato la formazione di una caldera nella zona centrale dell’Isola mentre il tufo depositato in ambiente subacqueo, si distingue per la tipica colorazione verde data dal contatto con l’acqua di mare.

Dopo quest’ultima eruzione l’attività vulcanica proseguì con una serie di eruzioni. L’ultima è stata registrata nel 1302 che ha portato alla formazione della colata dell’Arso.

Marsili

Il vulcano sottomarino più grande d’Europa, formato da un elevato numero di edifici vulcanici di dimensioni diverse: alcuni a forma conica; altri a cime piatte.

Non si è mai registrata un’eruzione in atto, gli unici dati relativi all’attività del Marsili sono forniti dai fluidi ad alta temperatura depositati sul fondo marino: solfuri di piombo, rame, zinco, ossidi e idrossidi di ferro, magnesio.

Palinuro

Il Palinuro è un lungo complesso vulcanico lungo circa 75 km composto da 8 edifici vulcani non attivi.Forse il meno temuto tra tutti eppure quello che ha registrato l’attività vulcanica più recente: nel maggio del 2012, infatti, una scossa di terremoto, di 3 gradi di magnitudo, è stata avvertita nel Cilento, provocando scompiglio e paura tra gli abitanti del luogo.

Nell’ottobre dell’anno successivo è stata effettuata un’esercitazione internazionale in caso di eruzione, organizzata dal Dipartimento della Protezione Civile in accordo con la Regione Campania.

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