Attore teatrale, cinematografico e televisivo, Walter Chiari è stato uno dei più noti comici dello spettacolo italiano e uno degli esponenti di spicco della commedia insieme ad Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni e Nino Manfredi. È il padre del conduttore televisivo Simone Annicchiarico, nato dall’unione con l’attrice Alida Chelli (1943-2012).
8 marzo 1924: nasce Walter Chiari, celebre attore italiano
Walter Chiari (pseudonimo di Walter Michele Armando Annicchiarico) nato a Verona, 8 marzo del 1924 in una famiglia di origini pugliesi, con il padre Carmelo Annicchiarico, brigadiere dei Carabinieri originario di Grottaglie, e la madre Vincenza Tedesco maestra elementare di Andria, trascorse l’infanzia con la famiglia prima a Verona e poi, quando aveva tre anni, a Milano.
Il suo primo impiego fu come magazziniere all’Isotta Fraschini; in quel periodo iniziò a praticare il pugilato, diventando campione lombardo della categoria pesi piuma nel 1939; fu anche un provetto giocatore di tennis e campione lombardo anche nel gioco delle bocce, sport che abbandonò in seguito alle fratture alle mani, causate dal pugilato; praticò anche il nuoto a livello agonistico, vincendo i campionati promossi dalla GIL nei 100 metri stile libero.
Carriera da giornalista
Abbandonati gli studi, trovò lavoro in una ditta come radiotecnico, ma fu subito licenziato per aver distrutto tre valvole nel tentativo di riparare un apparecchio. Fu assunto in una banca, ma di nuovo licenziato perché scoperto da un superiore mentre imitava Adolf Hitler in piedi sulla scrivania; chiamato il capo ufficio e invitato a ripetere lo sketch in sua presenza, veniva dallo stesso prima applaudito e, quindi, allontanato e invitato a perseguire una carriera teatrale; egli stesso racconta l’episodio nel film documentario Storia di un altro italiano (realizzato con T. Sanguineti).
Passò quindi a svolgere la professione di giornalista, ma non riuscì neanche in questo campo, per cui si mise a fare il caricaturista. Decise a questo punto di riprendere gli studi, conseguendo il diploma di maturità scientifica. Mentre stava per iscriversi all’università, con l’armistizio dell’8 settembre 1943, fu sfollato da Milano ad Andria insieme alla madre e al fratello maggiore, a seguito dei bombardamenti. Vi restarono solo per qualche mese, ritornando a Milano per evitare di stare lontani dal padre.
Arruolatosi poi nella Xª Flottiglia MAS, fu poi arruolato anche nella Wehrmacht (circostanza emersa solo dopo la sua morte) collaborando al suo settimanale, L’Orizzonte, come autore di vignette umoristiche. Con Ugo Tognazzi, condusse anche programmi dai microfoni di Radio Fante, emittente milanese per le truppe della RSI. Una sera del gennaio 1944 si trovava con amici al teatro Olímpia di Milano durante un concorso per dilettanti e venne scaraventato sul palcoscenico dai suoi compagni e, una volta davanti al pubblico, non poté far altro che esibirsi con due “numeri” che con gli amici riscuotevano sempre successo: l’imitazione di Hitler e la gag del balbuziente che cerca di ordinare una granita in un bar, numeri che lo resero molto popolare e ricordato negli anni anche nel comune milanese di Corbetta, ove Chiari rimase qualche tempo come sfollato; il pubblico apprezzò quella esibizione applaudendo calorosamente.
Gli esordi nel dopoguerra, anni Cinquanta e Sessanta
Dopo la Liberazione fu prigioniero nel campo di Coltano, vicino a Pisa. Nel 1946 ottenne la sua prima parte di rilievo in teatro grazie a Marisa Maresca, che lo inserì nello spettacolo Se ti bacia Lola. Di qui ebbe inizio una lunga carriera nel teatro di rivista dove, oltre che per la bella presenza, si fece notare per le innate capacità d’improvvisazione. Partecipò agli spettacoli Simpatia (1947), Allegro (1948) e Burlesco (1949) e, nel 1950, divenne primo attore in Gildo con Miriam Glori, nel 1951 in Sogno di un Walter e, nel 1952, Tutto fa Broadway. Si affermò inoltre come autore di testi nei successivi spettacoli Controcorrente (1953) di Metz, Marchesi e Chiari, e Saltimbanchi (1954) di Chiari, Silva e Terzoli.
Contemporaneamente esordì nel 1946 nel cinema con Vanità, doppiato da Gualtiero De Angelis, e vinse il Nastro d’argento; seguirono poi ruoli in film-commedia come Totò al giro d’Italia (1948) e I cadetti di Guascogna (1950). Nel 1951 Luchino Visconti gli offrì il ruolo del giovanotto cialtrone e dongiovanni, in Bellissima; continuò nel teatro, sia nella commedia musicale in coppia con Delia Scala nel 1956 con Buonanotte Bettina e nel 1958 con Il gufo e la gattina, e nel 1960 insieme a Sandra Mondaini, Ave Ninchi e Alberto Bonucci con Un mandarino per Teo, tutte di Garinei e Giovannini, ma anche nel teatro di prosa, recitando nel 1965 con Gianrico Tedeschi nella commedia Luv di Murray Schisgal e, nel 1966, con Renato Rascel ne La strana coppia di Neil Simon, oltre che nel cinema di genere, prendendo parte, tra gli altri, ai film del filone comico-giudiziario Un giorno in pretura (1953), Accadde al commissariato (1954), Accadde al penitenziario (1955).
In televisione ripropose numerosi sketch tratti dalle sue riviste, il più celebre dei quali rimane quello del Sarchiapone, trasmesso per la prima volta nel 1958 durante il programma televisivo La via del successo insieme a Carlo Campanini, sua fedele “spalla”; partecipò come ospite fisso a numerose trasmissioni: su tutte Studio Uno, con la regia di Antonello Falqui.
Oltre che come attore, divenne noto – finendo sulle prime pagine dei rotocalchi – per storie d’amore con donne famose come Elsa Martinelli, Delia Scala, Lucia Bosè (con la quale ebbe un lungo fidanzamento), con la principessa Maria Gabriella di Savoia, con la cantante Mina, venendo descritto dalla stampa come un infaticabile dongiovanni. Nel 1957 fu scritturato per girare La capannina, una produzione statunitense girata a Cinecittà; qui conobbe Ava Gardner, con la quale intrecciò un chiacchierato flirt, finendo nella cronaca mondana di riviste straniere e, grazie a questa pubblicità ottenere anche un ingaggio a Broadway, dove nel 1961 interpretò oltre un centinaio di repliche della commedia musicale The Gay Life, tratta da Schnitzler. A seguito però della parodia di suo marito che Walter improvvisò al termine di una cena, la Gardner si alzò sdegnata dal tavolo piantandolo in asso e andandosene direttamente all’aeroporto, da dove prese un aereo per gli Stati Uniti.
In un’intervista dichiarò di aver avuto più di una segreta passione: quella di diventare scrittore del tipo John Dos Passos o Ernest Hemingway; e quella di fare grandi viaggi negli sconfinati mari del sud.
Anni Sessanta
Dotato di grandi capacità parodistiche, parlatore infaticabile (fu poi uno dei migliori attori alle prese con il monologo), negli anni Sessanta Walter Chiari trovò finalmente nella televisione il mezzo più congeniale alla sua comicità, tanto da diventare in pochi anni il più noto e apprezzato comico televisivo italiano; con la sua voce un po’ roca e il gesticolare a scatti, univa infatti una straordinaria comicità di tipo fisico e mimico a un eloquio scioltissimo, a tratti anche ricercato e forbito, che gli consentivano di prolungare a piacere qualsiasi sketch, trasformando ogni più semplice storiella in un divertentissimo monologo. Famosi in tal senso sketch come quelli del sommergibile, dove il Capitano dà gli ultimi consigli, prima di affondare, a un terrorizzato equipaggio, o del contadinotto imbranato che va per la prima volta a Milano ad assistere a una partita di calcio nel grande stadio di San Siro.
Nel cinema interpretò alcuni ruoli degni di nota: ne La rimpatriata (1962) di Damiano Damiani è il ragazzone un po’ strafottente che rimette insieme un gruppo di vecchi amici per una serata di evasione, e che si conclude invece con amare riflessioni; ne Il giovedì (1963) di Dino Risi è invece un uomo profondamente immaturo, alle prese con il suo improbabile ruolo di padre divorziato.
Nel 1966 si fece notare per due interpretazioni molto diverse: quella del balbuziente Silence nel Falstaff, firmato da Orson Welles, e di Sandro, il cinico giornalista che nel film Io, io, io… e gli altri, diretto da Alessandro Blasetti, conduce un’inchiesta sull’egoismo che lo spinge a riflettere sulla propria vita.
Nel 1966 venne scelto come attore protagonista per il film australiano Sono strana gente. Il regista Michael Powell volle che fosse Walter Chiari a interpretare Nino Culotta, un giornalista italiano emigrato a Sydney che, pur conoscendo bene la lingua inglese, trova difficoltà di adattamento per il particolare slang australiano e le usanze del posto. Grazie alla grande esperienza teatrale e cinematografica e all’ottima conoscenza della lingua inglese, Chiari fu protagonista di una riuscita prova interpretativa, riscuotendo un enorme successo di pubblico e di critica. Durante le riprese del film conobbe Alida Chelli e iniziò con lei una lunga e travagliata relazione che fu protagonista delle copertine dei settimanali.
I due si sposarono nel 1969: mentre Alida era impegnata nelle riprese dello sceneggiato televisivo Giocando a golf una mattina, ricevette una telefonata da Sydney da Walter che, nella città australiana stava girando il film Squeeze a Flower, e che le disse «Sono vestito da frate davanti a una fontana, se accetti di sposarmi mi ci butto dentro!». Due giorni dopo le nozze vennero celebrate in una chiesa di Sydney. I due divorziarono nel 1972, dopo aver avuto un figlio, Simone.
Nel 1968 condusse in televisione una delle più fortunate edizioni di Canzonissima, in trio con Mina e Paolo Panelli. Nel 1969 fu protagonista con la moglie Alida Chelli del giallo-rosa Geminus, sceneggiato televisivo in sei puntate diretto da Luciano Emmer. Il suo vizio di “sforare” anche di decine di minuti le sue trasmissioni gli procurò non pochi guai alla RAI (unica a trasmettere in Italia in quel periodo).
Anni Settanta
Il 20 maggio del 1970, mentre si stava recando negli studi radiofonici della RAI per registrare una puntata del programma Speciale per voi, venne arrestato con l’accusa di consumo e spaccio di cocaina; restò in carcere 70 giorni tra maggio e agosto del Settanta e l’anno seguente fu processato, venendo prosciolto dall’accusa di spaccio e condannato con la condizionale per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale. Nel 1973 partecipò allo spettacolo musicale L’appuntamento insieme a Ornella Vanoni.
Emarginato dalla RAI e ignorato dai produttori teatrali, gli venne inaspettatamente offerta l’opportunità di tornare alla ribalta nell’estate del 1974 da Paolo Pillitteri, allora giovane assessore alla Cultura del Comune di Milano, che gli offrì di partecipare a una serata nell’ambito della serie di spettacoli Vacanze a Milano, patrocinati dall’amministrazione milanese. Sempre nel 1974, per l’editore SIPIEL di Milano, pubblicò un libro, Quando spunta la luna a Walterchiari, che egli stesso nella copertina definì “semiromanzo quasibiografico”.
Altre interpretazioni
Interpretò in questo periodo alcuni film minori e condusse spettacoli leggeri in televisioni private. Tra il 1977 e il 1978 condusse A mezzanotte va… su Tele Alto Milanese, quindi Walter Chiari di sera sull’emittente pavese Tele Monte Penice e in seguito Ciao, come stai? nel 1980 e Mezzogiorno di gioco nel 1986 su Antenna 3 Lombardia, quest’ultimo insieme alla giovane Patrizia Caselli, con la quale già dal 1979 faceva coppia anche nella vita.
A Genova nel 1975, durante lo spettacolo Chiari di luna, pronunciò una battuta che suonava come “Quando fu appeso per i piedi a Piazzale Loreto, dalle tasche di Mussolini non cadde nemmeno una monetina. Se i nuovi reggitori d’Italia avessero subito la stessa sorte, chissà cosa uscirebbe dalle tasche di lorsignori!” scatenando dissensi e contestazioni tra il pubblico, al punto che le successive repliche dello spettacolo vennero disturbate da picchetti di dimostranti all’ingresso del teatro, mentre la stampa non tardò a manifestare a Chiari tutto il suo disappunto per la battuta.
Il 24 giugno del 1978 fu protagonista nella prima parte dello spettacolo che segnò l’attesissimo ritorno sulle scene di Mina al teatro-tenda Bussoladomani, in Versilia, Nello stesso anno tornò al teatro leggero con la commedia di Paolo Mosca Hai mai provato nell’acqua calda? in cui aveva come partner Ivana Monti. Nel 1982, sempre con la Monti, riportò in scena Il gufo e la gattina, curandone anche la regia teatrale.
Ultimi anni in RAI
Tra il 1979 e il 1981 si collocano le sue ultime partecipazioni di rilievo in RAI dove, coadiuvato da Augusto Martelli, condusse la trasmissione Una valigia tutta blu. Nello stesso anno, il 7 dicembre, gli venne conferita dal sindaco di Milano, Carlo Tognoli, la benemerenza civica della città. Nel 1981 fu nel cast della seconda edizione del programma Fantastico.
Nell’estate del 1985 venne accusato insieme al cantautore Franco Califano dal camorrista pentito Giovanni Melluso (lo stesso accusatore di Enzo Tortora) di aver trattato l’acquisto di rilevanti partite di droga, ma venne prosciolto in istruttoria. Soltanto nel 1986 venne riabilitato dal mondo dello spettacolo grazie al teatro di prosa, al quale ritornò interpretando il personaggio dell’avvocato Lattes in un adattamento de Gli amici di Arnold Wesker, e al programma televisivo della RAI in sette puntate Storia di un altro italiano, biografia diretta da Tatti Sanguineti.
Nel 1986, nell’ambito delle celebrazioni per Firenze capitale europea della cultura, riprese la collaborazione con l’amico Renato Rascel, con il quale interpretò Finale di partita di Samuel Beckett per la regia di Giuseppe Di Leva. Nel 1987 Ugo Gregoretti, allora direttore del Teatro Stabile di Torino, lo chiamò per interpretare Il critico di Richard Sheridan e tra il 1988 ed il 1989 Six heures au plus tard, di Marc Terrier, in cui recitava assieme a Ruggero Cara.
Anni Novanta
Nel 1990 ripropose Il gufo e la gattina, stavolta insieme a Lory Del Santo. Tornò anche al cinema con il film Romance di Massimo Mazzucco, per il quale fu candidato alla Coppa Volpi come migliore attore alla Mostra del Cinema di Venezia; ebbe anche il ruolo di Tonio nei Promessi sposi di Nocita; interpretò poi il suo ultimo film, Tracce di vita amorosa.
L’ultima trasmissione televisiva a cui partecipò fu – in qualità di ospite – A pranzo con Wilma su Telemontecarlo; la puntata, registrata il 18 dicembre 1991, sarebbe dovuta andare in onda il 25 dicembre successivo ma non fu mai trasmessa e la sua ultima apparizione televisiva invece la fece a Domenica Italiana, trasmissione televisiva condotta da Paolo Bonolis, il 10 novembre 1991; in quell’occasione si rese protagonista di una gag con il conduttore dove mentre la trasmissione volgeva al termine con i consueti titoli di coda, Walter Chiari non accennava a smettere di parlare e a nulla valsero i tentativi di Bonolis di interrompere il suo discorso; la gag fu raccontata dallo stesso Bonolis in occasione dell’edizione estiva di Cortina InConTra 2011, dove fu fatto visionare il video con gli ultimi tre minuti di quella trasmissione, tra le risate del pubblico, dello stesso Bonolis e del conduttore dell’evento Marino Bartoletti.
Morte e funerali
Nel dicembre 1991 Chiari era stato ricoverato all’Ospedale San Carlo di Milano per un piccolo intervento chirurgico e dimesso giorni dopo. Per il 20 dicembre, Chiari aveva in programma una cena con l’impresario teatrale Libero Zibelli, suo amico da oltre vent’anni, il quale non vedendolo arrivare chiamò il residence dove Chiari viveva dopo essersi separato da Patrizia Caselli e, non ricevendo risposta, vi si recò trovando l’attore morto a causa di un infarto.
I funerali si svolsero presso la Chiesa di San Pietro in Sala, vicino al Teatro Nazionale dove l’attore spesso si esibiva quando recitava a Milano e vi parteciparono più di tremila persone. La sua tomba è collocata nel Civico Mausoleo Palanti, presso il cimitero monumentale di Milano. Riporta l’epitaffio “Non piangete, amici, è solo sonno arretrato”.
Nel 1996 la magistratura ha archiviato il caso della morte di Walter Chiari, facendo così cadere l’accusa di omicidio colposo per il massaggiatore Pierantonio Bettelli.